Art is real

Il cronometro parte alle 16.00 di questo pomeriggio per bloccarsi alle 21.00 di sera: avete 5 ore per godervi Art is real – una collezione impermanente di 21 artisti disposti nei cinque piani di un edificio storico nel cuore di Roma. Un temporary group show a cura di Silvia Litardi e Guendalina Salini con la collaborazione di Ludovica Palmieri. La mostra segna il rito di passaggio di destinazione di un palazzo. Fino a ieri abitazione privata, da domani l’edificio diventerà cantiere per trasformarsi, nel prossimo autunno, nell’apartments house di lusso AAA Amor – Art&Apartments. Diverso dalla tradizionale concezione di albergo questo luogo vuole assicurare ai clienti non solo accoglienza e ospitalità in appartamenti lussuosi ma anche un lounge bar/ project space per dialogare con i riti della life style e con l’arte contemporanea.

All’ingresso del palazzo la facciata d’artista di Davide D’Elia che, celando l’impalcatura dei lavori di rifacimento, gioca con il suo slancio verticale con gli edifici circostanti di piazza Pasquino. Proseguiamo il percorso della mostra in compagnia di Ludovica Palmieri che fa da cicerone mostrando l’opera dello street-artist americano di origini indiane Aakash Nihalani, un intervento site specific che modifica lo spazio creando degli effetti ottici sulle pareti. Sempre al piano terra l’intervento del sound artist Gregorio de Luca Comandini «riflette sul rapporto tra suono e immagine andando a creare una relazione tra le onde sonore e un altro corpo. È un lavoro che parte da basi scientifiche per assumere poi un connotato spirituale, la musica, la frequenza di organo ripetuta che rivela una grandissima profondità è in relazione con le immagini che si formano sul piatto di vetro. E’ una sorta di mandala contemporaneo, che crea delle figurazioni in cui perderci», spiega Ludovica. Lungo le scale troviamo il lavoro di Marino Melarangelo, artista figurativo del bianco e nero. Qui ha creato una sorta di processione di persone che portano oggetti surreali, metafisici impossibili da definire e riconoscere. Taglia trasversalmente tutto il palazzo la colonna immaginaria di Giuseppe Pietroniro. In dialogo tra loro l’opera di Fiorella Rizzo e il giovane artista Diego Miguel Mirabella che ha voluto riflettere sul concetto di vanitas. Sulla Vanitas si sofferma anche l’opera di Guendalina Salini con il suo pigmento blu sul pavimento che crea un accordo cromatico dal sapore orientale con Antonello Viola conosciuto per l’uso del colore, materia e oggetto delle sue opere che non possono mai essere intese come semplici monocromi. Caterina Nelli realizza invece gli stratificati dipinti ad olio su muro ispirati agli affreschi pompeiani. Ci imbattiamo poi in Ogni cosa è illuminata, ed è proprio Federica Di Carlo a parlare della sua installazione «in questa opera site specific ragiono sull’archetipo dell’arcobaleno, concentrandomi sui confini visibili e invisibili che noi varchiamo quotidianamente senza rendercene conto. Ho creato un senso di spaesamento portando il fuori dentro, quindi una realtà con una stanza e un armadio e dall’altra un archetipo, qualcosa di immateriale come l’arcobaleno. Riflettendo sul concetto di soglia, sullo stare in equilibrio ho quindi creato un ambiente che con i suoi rumori, luci e colori solo inizialmente appare come luogo piacevole». Segue l’opera di Gioacchino Pontrelli con i suoi assemblaggi di cornici, disegni, fotografie rielaborate che sfidano la forza di gravità; sulla parete opposta il martello e le macerie fanno parte dell’intervento di Multo Giacentimi che si diverte a giocare con le parole tracciate sulle due pareti confinanti. Sul soffitto i graffiti primordiali di Seboo Migone che si fanno scultura con la piccola testa presente sulla trave. Matteo Nasini con il suo arazzo dalla sagoma umana. Il site specific di Jacopo Ceccarelli aka 2501 che reinterpreta cromaticamente l’intero spazio a sua disposizione. Emiliano Maggi e i suoi due organi settati sulla stessa frequenza che creano una nota allungata e ripetuta, un suono apparentemente monotono rappresentazione metaforica di un rapporto sessuale. All’interno di una cucina il video di Michela de Mattei girato in una sala da ballo durante la sua esperienza a Casal Bertone, coglie una bellezza altra di Roma. La fotografia di Simone Cametti nata da un’operazione complessa, con cui l’artista ha spento i diversi lumini di un cimitero per comporre la parola Amo. Le riflessioni sull’allunaggio di Pietro Ruffo stampe d’epoca della prima metà del ‘900 che si trasformano in presenze architettoniche. Ecco poi una stanza completamente ricoperta dalle pagine del Sole 24 Ore su cui vengono applicati degli adesivi per la decorazione delle unghie, è un’altra installazione di Multo Giacentimi animata da una doppia performance, che mette in relazione la visione maschile con quella femminile. A mancare all’appello l’opera di Giorgio Orbi che per motivi tecnici sarà allestita nel pomeriggio.

AAA Amor, Art&Apartments è un progetto promosso dal giovane imprenditore Gabriele Salini con l’augurio che questo palazzo possa vivere sempre all’insegna dell’arte contemporanea, abbracciando una comunità artistica sempre più ampia e invogliando i cittadini a farsi contaminare. Una collezione temporanea eterogenea, un invito alla diversità e alla capacità di accostarsi all’arte secondo la propria sensibilità e interpretazione.

3 aprile, dalle 16,00 alle 21,00, piazza Pasquino 69, Roma

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