Un tuffo nell’intemporale

Angeli. Il segreto della luce: è questa l’ultima mostra di Valentino Vago alla Galleria San Fedele, a cura di Francesco Tedeschi. Con una serie di opere recenti, il pittore lombardo porta alle estreme conseguenze la sua poetica pittorica, nel desiderio di creare, attraverso un’estrema «purificazione» del colore, spazi di assoluta purezza e trasparenza. Angeli. I nuovi lavori di Vago sembrano porsi come messaggeri del divino che dischiudono le porte dell’eternità, al confine tra visibile e invisibile, accompagnandoci in un mondo immateriale, in cui ogni limite terreno appare superato e vinto. L’infinito irrompe nel finito. Come se il cielo scendesse verso la terra, per abbracciarla, avvolgerla. La superficie bidimensionale della tela è cancellata, annullata, eliminata. Per Vago, non si tratta di contemplare uno spazio ma di viverlo, di abitarlo, quasi il cielo potesse diventare la nostra dimora. Attraverso il sapiente uso e accostamento di gialli, di azzurri, di bianchi, tutto sembra dissolversi nella pace di una luce metafisica. Se si percepisce una tensione, questa si risolve in un mondo di trascendenza che innalza l’umano a una luce immutabile, senza divenire. Di fronte alle sue opere, viviamo in una stasi assoluta. È come un tuffo nell’intemporale. Solo ciò che è senza movimento – sembra suggerirci Vago – appare perfetto. Sono visioni immobili, trasparenti. Icone di vita desiderata e pienamente raggiunta. Lo spazio della tela appare dipinto dalla luce, perché l’assoluto non risiede in un luogo, ma sembra diffondersi dappertutto, occupando la totalità dell’estensione spaziale e temporale.

Questo spazio si trasforma nella manifestazione di una teofania divina che mostra la bellezza solare delle origini che ci attende alla fine dei tempi. Come scrive Francesco tedeschi: “Tra incidenza del fenomeno, per quanto trascendente, e astrazione dell’infinito e dell’invisibile, Vago sembra scegliere questa seconda strada, destinata ad affidare alla sua pittura una dimensione e una qualità ancora più rarefatta, imprendibile, ma che ci può espressamente ricondurre alla fase di definizione della sua originalità di pittore del colore come luce, nel corso degli anni Sessanta. In questa strada, come nell’insieme della sua opera, possiamo riconoscere un ritorno alle origini che avvolge il senso di questo lavoro su tempo e spazio, che vede nella totalità della luce la controparte del buio e nell’aurora la risposta alla profondità della notte. Come va reiterando Thomas Stearn Eliot nei Quattro quartetti, richiamando Qohelet: “In my beginning is my end”.

Angeli. Il segreto della luce, inaugurazione 6 marzo ore 18.30, dal 7 al 29 marzo, Galleria San Fedele, via U. Hoepli 3a, Milano. Info: www.sanfedele.net