Alla Luxembourg & Dayan gallery di Londra Lucian Freud viene riletto attraverso il ritratto e la natura morta di quattro artisti del XX secolo. Il titolo della mostra è A Not So Still Life: Naked Portraits by Lucian Freud, fino al 5 aprile. In questa interessante esposizione due grandi dipinti della tarda attività di Freud, scomparso nel luglio del 2011, dialogano con Marcel Duchamp, Otto Dix, Max Beckmann e Eugen Knaus. L’interesse sempre crescente per un pittore come Lucian Freud, che con il suo lavoro di ritrattista si è imposto come uno degli artisti più significativi del suo tempo, è il punto di partenza di questa esposizione, dove troviamo le opere del pittore sapientemente accostate ad altre opere del XX secolo, qualcuna delle quali abbastanza inedita e proveniente da collezione privata. La presenza di questi artisti e delle loro opere viste come documento storico dell’arte internazionale della prima metà del Novecento esaltano il messaggio e la pratica della pittura dell’artista britannico (nipote del celebre Sigmund Freud e quindi di origini austriache) al quale si deve il merito di aver registrato una realtà che ha saputo innalzare ad umanità universale, grazie ai suoi impasti coloristici e materici che hanno dato alla rappresentazione dei forti moti turbolenti, ma estremamente vitali.
A Not So Still Life presenta: Nudo di donna su sedia rossa (1999) e David e Eli (2003 – 2004). Il primo dipinto, caratterizzato dal particolare trattamento del pittore per la carne, mostra un nudo femminile nel suo più spietato impatto frontale. La donna che posa compie, forse senza saperlo, il gesto sacrale di porre la mano sul ventre come si addice ad una vergine, ma forse sarebbe più corretto pensare di dire sacrilego, se qui si vuole richiamare Caravaggio e il medesimo gesto della sua Morte della Vergine del Louvre, opera rifiutata dai committenti e che la tradizione vuole essere ispirata dal cadavera di una prostituta rinvenuto nel Tevere.
La nudità del corpo del dipinto di Freud è resa altamente evidente da quello che potrebbe essere pensato come il centro ideale del dipinto. A questa evidenza genitale viene accostata una curiosa opera di Marcel Duchamp, un objet érotique prodotto in serie dall’ironico titolo Feuille de vigne femelle. Come vediamo non è presente nessuna foglia e in merito alla scultura sappiamo che potrebbe trattarsi del calco di un manichino di un’opera dello stesso artista; l’unico dato chiaro è l’ambiguità dell’arte di Duchamp, che sembra più farci evocare un ibrido o piuttosto l’incontro (e il completamento) del femminile con il maschile.
Nello sfondo del ritratto di Freud troviamo la carta da parati quasi optical dello studio del pittore, che viene idealmente rievocata nel presente Ritratto di Jankel Adler, pittore e incisore polacco che posò per l’espressionista tedesco Otto Dix nel 1926. Al di là del particolare della carta da parati presente in entrambi i dipinti, è impressionante vedere come l’espressionismo di Dix nella descrizione del volto sia incisivo e materico come quello di Freud. Non ci è dato conoscere l’identità della donna sulla sedia rossa, al contrario conosciamo il personaggio del secondo ritratto, David Dawson, assistente e amico di Freud negli ultimi vent’anni della sua vita. Dawson, anch’esso pittore, oltre ad esserne stato più volte il modello, era legato a Freud da una profonda amicizia che nasceva in rapporto al rispetto che entrambi tributavano al loro lavoro e alla pittura.
Come in altri ritratti di Freud, troviamo il suo modello prediletto in compagnia di Eli, il suo fedele cane di razza whippet. Inutile qui dire che per un artista come Freud dare l’identità ad un animale è la stessa operazione che darla ad un umano o addirittura ad una cosa inanimata, infatti la rappresnetazione di Eli, con la sua naturalezza, non fa che trasmetterci la sua vitalità e l’affetto per David, che ha di contro uno sguardo che possiamo considerare calcolato e di circostanza. Inseriti perfettamente nel loro interno, assimilabile allo studio del pittore britannico per toni ambientali e suppellettili (anche se in chiave post cubista) sono invece i due cagnolini del dipinto del 1930 di un altro grande protagonista dell’espressionismo tedesco, Max Beckmann. Qui i due piccoli animali sono adagiati pigramente su cuscini dai forti accenti coloristici.
Nel ritratto di Freud la materia decomposta del corpo del modello lascia ampio spazio ad altra generosità descrittiva degna di una natura morta seicentesca, nella realizzazione del vaso con la pianta dentro la cesta sulla sedia. Tutto è descritto con minuziose pennellate ed è accompagnato da una natura morta del 1931, dai toni metafisici, relizzata da Eugen Knaus e raffigurante vasi con piante di un particolare ficus, meglio noto come albero della gomma. Anche nel dipinto di Freud alcune foglie (di quella che sembra essere un’aspidistra) tendono al pavimento, come verso una lunga caduta, ma sono per lo più quelle appassite, mentre le altre sono rigogliose e cuneiformi, di un verde brillante che illumina lo studio e la persistente cromia ocre emanata dalla materia corporea dell’umanità registrata da Freud.
Info: A Not So Still Life: Naked Portraits by Lucian Freud
Luxembourg & Dayan Gallery di Londra
Dal 7 febbraio al 5 aprile 2014
http://luxembourgdayan.com/