Il 20 febbraio ha inaugurato alla galleria Il Castello Modern and Contemporary Art a Milano la mostra Mediterranei | Intrecci | Dimore con 15 opere di Armando Marrocco che contraddistinguono tre periodi di intensa produzione artistica dell’autore dagli anni ’60 al secolo attuale. In esposizione i Mediterranei, lavori polimaterici, che si rivelano nel loro carattere informale e mostrano un’attenzione particolare dell’autore verso il ruolo della materia e dei materiali, spesso assemblati, interesse esplorato dall’artista già dagli anni ’50 e sfociato nella ricerca dell’arte programmata e cinetica insieme agli Intrecci.
Gli Intrecci, lavori amati da Lucio Fontana, accolgono il visitatore e rimandano a un periodo di grande creatività in cui Marrocco attraversa «in lungo e in largo – come ha detto Alberto Fiz, direttore del Marca di Catanzaro – le esperienze delle neoavanguardie passando dall’arte programmata al minimalismo».
Le Dimore, pittosculture a tutto tondo realizzate con la sovrapposizione di materiali nelle tonalità pastello, ricordano i muri di alcune abitazioni del Salento, terra di origine di Marrocco, composti da contadini e pescatori mescolando i colori direttamente con l’acqua e la calce per conservare le sfumature tenui delle case in armonia con il paesaggio. Allo stesso modo Marrocco realizza le Dimore, limitando i propri interventi alla definizione dello spazio e lasciando intatta la naturalità delle stoffe utilizzate nelle pittosculture.
Marrocco, definito da più critici l’ultimo sciamano, si propone nelle sue realizzazioni, in particolare dagli anni ’80 ad oggi, come «intermediario per i contatti con il mondo soprannaturale, in questo caso il mondo dello spirito, del pensiero, della riflessione, in antitesi con il mondo materiale basato spesso sull’immediatezza e l’impulsività», parola di Raffaele Gemma.