In una metropoli violenta e corrotta, Eric Draven e la sua fidanzata Shelly Webster sono vittime di un’aggressione ad opera di una gang di malviventi, in cui lei viene stuprata e assassinata davanti agli occhi di lui, che a sua volta viene ucciso senza pietà. Ma il giovane ritorna in vita e reso invulnerabile da un corvo sovrannaturale – una sorta di Caronte di anime e simbolo, al contempo, di morte e resurrezione – totalmente in preda al dolore e alla follia, decide di vendicarsi di chi ha spezzato brutalmente il suo sogno d’amore (Eric e Shelly erano in procinto di sposarsi). Si è scritto e detto molto su Il corvo, fumetto di James O’Barr che – pubblicato sul finire degli anni Ottanta (precisamente tra il 1988 e il 1989) – ha saputo mescolare l’estetica dark con l’archetipo della vendetta e il dolore spietato del lutto. Trasformato nel 1994 in una pellicola di enorme successo (il protagonista, Brandon Lee, morì accidentalmente a causa di un colpo di pistola sparato durante le riprese del film), sostenuta anche da una memorabile colonna sonora – tra i nomi spiccano Stone Temple Pilots, Nine Inch Nails, Rage Against the Machine, Pantera, solo per citarne alcuni – Il corvo torna nelle librerie italiana nella versione definitiva edita da Bd (272 pagine, 16.90 euro).
Un corposo volume in bianco e nero rivisto, restaurato e ampliato con dedizione dallo stesso O’Barr grazie a interessante materiale inedito. Occorre ricordare che Il corvo è, prima di tutto, il “veicolo” usato dall’autore di Detroit per esprimere se stesso e i drammi della sua esistenza, culminata nella tragica morte della fidanzata investita da un pirata della strada. Il protagonista di O’Barr è un personaggio affascinante, che indossa un pastrano di pelle ed è truccato alla Pierrot, tributo alla corrente musicale new wave degli anni Ottanta (in molti hanno rivisto dei forti rimandi al leader dei Cure Robert Smith). Alla minuziosa cura della caratterizzazione psicologica dei personaggi (l’amore di Eric e Shelly viene anche richiamato attraverso una serie di dolorosi flashback), O’Barr associa l’assiduo utilizzo di citazioni, dai poeti maledetti Baudelaire e Rimbaud alle band post punk come i Joy Division, al pari dei già menzionati Cure. E l’espressione «non può piovere per sempre» (in una scena del film la giovanissima Sarah riconosce Eric proprio da questa frase) è tutt’ora citata da emo e nostalgici. Info: www.edizionibd.it