Il liberty nella storia dell’arte assomiglia tanto a una pianura, distesa e piatta come un oceano verde infinito. Dopo un periodo artistico pieno di turbolenze che ha segnato la nascita dell’impressionismo con la relativa crisi della pittura tradizionalmente intesa, la nascita della fotografia e del suo complesso rapporto con la pittura, e dalla fotografia all’invenzione del cinema; nei primi del Novecento la situazione sembra stabilizzarsi, un equilibrio faticosamente raggiunto ma fragilissimo che dura fino alle avanguardie che spazzano con la loro violenza il lento procedere del liberty. Sono, quindi, le braci che aspettano solo di essere riavvivate dal vento per diventare fuoco le opere in mostra a Forlì per l’esposizione intitolata Liberty, uno stile per l’Italia moderna. Il movimento artistico corrisponde a un’epoca storica di relativa tranquillità che mette le basi per gli scambi artistici europei che caratterizzeranno le avanguardie successive. Liberty, Art nouveau, Jugendstil e Modern Style sono tutti nomi che definiscono lo stesso movimento artistico chiamato diversamente nelle varie nazioni (di cui Italia e Germania da poco unificate) a testimonianza della vocazione internazionale del movimento.
Scopo dell’esposizione è manifestare come il liberty accolga un’idea di arte totale che abbraccia varie discipline dalle classiche belle arti all’arredamento fino alla grafica. Le forme fine, sinuose e allungate uniscono come un fil rouge tutti i pezzi presentati. Così i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto; le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi; i manifesti di Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Mataloni, Beltrame, Palanti; i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana; i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi di Zecchin vivono di nuovi confronti. Diventa esplicito quanto l’Art nouveau non sia altro che una fusione di varie tendenze artistiche precedenti in linea con quello che poco tempo prima accadeva soprattutto in architettura con l’eclettismo.
Base per gli artisti liberty era una certa idea di rinascimento che trovava in Botticelli e Michelangelo le sue più grandi ispirazioni. Il tutto veniva filtrato da un fare preraffaelita amato nella belle epoque per quell’ambiguità sessuale che ha reso famoso il movimento. L’amore e la fiducia per il progresso caraterizzano forse più di ogni altra cosa il movimento e il suo periodo storico ed è paradossale pensare che prima la tragedia del Titanic e poi la grande guerra segnano la parola fine di questo felice frammento di storia dell’arte.
Fino al 15 giugno; musei san Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì