Piigs, Francesca Fini

Piigs è un’opera di teatro performativo realizzata da Francesca Fini con la presenza di Daniele Sirotti ispirata a un testo di Giacomo Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani. L’uso del termine teatro performativo è forse improprio perché il teatro – anche quello più lontano dalla tradizione – e la performance art sono linguaggi molto diversi e apparentemente inconciliabili tra loro. Eppure Piigs cammina in bilico tra la rappresentazione e l’esperienza irripetibile, tra l’atemporalità del testo e la contingenza viva dell’intenzione performativa che cracca il codice del rito teatrale con l’imprevedibilità dell’azione fisica e dell’interazione con il pubblico. La collaborazione della performance artist Fini con Sirotti, un attore che proviene dal teatro tradizionale, diventa quindi una piccola sfida concettuale, un paso doble verso l’ibridazione che caratterizza il panorama più vivo dell’arte contemporanea.

Ma veniamo al testo di Leopardi. Nel brano viene analizzato lo spirito del nostro paese, con una consapevolezza dei tempi, un disincanto e una precisione da lasciar sbigottiti. Non è difficile rintracciare i germi di un atteggiamento nei confronti della vita ancora attuale; le sue radici sono profonde e difficili da estirpare. L’italiano è più filosofo degli altri popoli, ammette lo scrittore, è più smaliziato, ovvero più intimamente consapevole della vanità di ogni cosa e di ogni rapporto sociale. L’assunto è che l’armonia sociale si regga su una piccola ma provvidenziale illusione culturale, perché la vita umana e tutte le strutture di contenimento costruite per amministrarla non hanno veramente alcun senso se le osserviamo da una prospettiva cosmica. Eppure l’illusione della società è importante perché tiene insieme il tessuto dei rapporti nel mondo moderno e ci protegge dal caos. L’illusione del confronto sociale è quindi la salvezza della comunità umana e conserva i costumi e il buon operare. Però gli italiani, per motivi storici che tutti conosciamo, non hanno nessuna società vera, nessuna illusione, nessuna struttura che li salvi dal salto nel vuoto, dall’inerzia, dall’amara consapevolezza del nulla e dalla rassegnazione. Una constatazione gelida, inconfutabile, che sembra farci scivolare nel baratro di un destino ineluttabile e antichissimo, mentre nel frattempo siamo in Europa e i confini culturali e geografici del nostro amaro filosofeggiare si estendono, rendendo il confronto ancora più tagliente. Ci salveremo mai? Esiste un antidoto contro la filosofia del popolaccio? Esiste un rimedio, una speranza, una fune a cui attaccarci tutti insieme o un rapidissimo veleno per farla finita una volta per tutte? Ma soprattutto, cosa significa Piigs?

«Gl’italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun’altra nazione. Questo è ben naturale, perché la vita per loro val meno assai che per gli altri, e perché egli è certo che i caratteri più vivaci e caldi di natura, come è quello degl’Italiani, diventano i più freddi e apatici quando sono combattuti da circostanze superiori alle loro forze».

Leggi il commento di Bruno Di Marino

PIIGS, performance (2013) from Francesca Fini on Vimeo.

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