Nessun deus ex machina ultraterreno e super partes ci attende alla personale dell’artista spagnolo Pablo Mesa Capella a La stellina arte contemporanea di Roma; chi dovrà intervenire siamo noi. È questa la messa a punto che l’artista chiede agli spettatori. La galleria è allestita come un’officina meccanica con attrezzi legati a catene che scendono dal soffitto. Al centro dello spazio campeggia la scultura interattiva in ferro composta da due simboli universalmente noti quali la croce cristiana e la mezzaluna islamica, nascenti da una base comune. I due emblemi convivono assieme e questo crea qualcosa di straordinario che non siamo abituati a vedere. L’artista ci invita a riflettere: questi simboli, queste religioni, ci rappresentano ancora? In un secolo in cui la comunicazione avviene attraverso molteplici canali, le religioni, comunicano ancora con noi? O ancora, la spiritualità tende ad arrugginirsi se non è continuamente alimentata? È qui che l’intervento del visitatore è importante.
Ciò che ci viene richiesto è un piccolo contributo: 5 passaggi illustrati nella manutenzione dei simboli. Siamo invitati a grattare via dalla scultura la ruggine, segno del passare del tempo, a raccoglierla e versarla in un reliquiario delle scorie, e infine a lubrificare con olii la scultura e asciugarla poi con dei panni. Lo spettatore è libero di intervenire o meno, ma è interessante vedere le diverse reazioni: c’è chi si avventa, impaziente, su uno dei due simboli, come se volesse grattar via qualcosa che ben conosce, e che forse non gli piace; chi invece è titubante, incerto, gratta con delicatezza, come se fosse intimorito dai due simboli, come se per la prima volta si sentisse chiamato a intervenire su qualcosa di dogmatico e indiscutibile quale è la religione. Ognuno a proprio modo è partecipe del cambiamento, ognuno, credente o non, prende parte alla rivitalizzazione della spiritualità collettiva e accoglie ben volentieri l’invito a mettere a punto. Il gesto compiuto è sicuramente simbolico, ma è il giusto contributo per essere protagonisti mentalmente e fisicamente di quest’opera che si inserisce nel filone dell’arte partecipata.
Significativo in tutta la mostra è il rimando alla comunicazione e al dialogo, sottolineato visivamente dalle altre due opere presenti in mostra: totem crislamesimo e sequenza. work in progress entrambe in acciaio e, dunque, inossidabili a differenza invece del ferro della scultura interattiva. L’opposizione dei materiali è un punto nodale per capire l’intento non polemico dell’artista e per accogliere ciò che ci propone. Nel momento in cui interveniamo sull’opera, diveniamo i promotori di un processo di cambiamento, o di una riattualizzazione dei simboli rappresentati dall’opera stessa. Allo stesso modo il nostro agire ci fa riflettere su cosa accadrebbe all’opera senza la nostra intercessione, ci fa riflettere sull’avanzare del tempo, sulla degradazione. A rendere il tutto più giocoso è l’allestimento: i simboli religiosi sono collocati in un’officina meccanica e vengono considerati quello che sono, emblemi materiali e nulla di più. È in questa officina simbolica che siamo tutti chiamati ad essere divinità ex machina per un momento: armiamoci di spazzola ed energia per essere parte attiva di un simbolico cambiamento. L’intera mostra Deus ex machina (messa a punto) di Pablo Mesa Capella è documentata sul blog http://deusexmachina-messa-a-punto.blogspot.it
finoa al 20 dicembre; La stellina arte contamporanea; via Braccio da Montone 93; Roma; info: www.lastellinaartecontemporanea.com