Dare testimonianza di una realtà vitalizzata dall’intreccio di linguaggi differenti è l’intento di Anni’70 arte a Roma, ospitata fino al 2 marzo al Palazzo delle Esposizioni e promossa dall’assessorato alla Cultura, creatività e promozione artistica di Roma capitale. Il Palazzo delle Esposizioni prosegue, con questa mostra, l’indagine avviata negli anni Novanta con la serie di iniziative dedicate a Roma e al periodo che va dal Secondo dopoguerra agli anni Sessanta e offre al pubblico un’esposizione che si propone anche come verifica di una precedente fase di studio e di ricerca. Oltre duecento opere di autori italiani e internazionali consentono un’indagine allargata sull’importanza culturale di Roma in quegli anni, dovuta soprattutto all’attività di gallerie e associazioni che hanno svolto un ruolo decisivo nel promuovere e accogliere l’arte contemporanea italiana e internazionale. Ruolo da protagonista ricoperto anche grazie a personaggi come Giulio Carlo Argan o Maurizio Calvesi e a quell’eccezionale novero di artisti che scelsero la capitale per risiedere e esporre le loro opere.
La mostra accoglie, infatti, un polifonia che testimoniano le differenti poetiche: dall’arte povera agli artisti della scuola romana, dall’arte concettuale al postminimalismo e alla pittura analitica, dai situazionisti alla anarchitecture, passando attraverso la narrative art e la transavanguardia. Il confronto dialettico tra questi linguaggi rappresenta il nodo focale dell’intera esposizione, divisa appositamente in due itinerari differenti per permettere allo spettatore di scegliere il punto iniziale del percorso. L’invito a ragionare sulla coesistenza pacifica di realtà differenti senza l’instaurazione di un rapporto gerarchico, è alla base del pensiero degli anni settanta su cui «è stato gettato lo sguardo di una nuova generazione di critici», come affermato da Mario De Simoni, direttore generale del Palaexpo, ente organizzatore della mostra.«Partecipazione, comunicazione e libertà di un decennio che ha tanto da affermare», ha dichiarato la curatrice Daniela Lanciani, concetti ribaditi anche dall’assessore Flavia Barca che ha continuato sostenendo come «l’unico modo per uscire dalla crisi è sostenere la crescita culturale del nostro paese, nello stesso modo in cui accadde negli anni settanta». Una mostra che fa riflettere dunque volgendo, con estrema attenzione, gli occhi verso la straordinarietà culturale di una città come Roma e che, a quattro giorni dalla scomparsa, ricorda Pino Casagrande, il primo che ha creduto nella sua realizzazione.
Fino al 2 marzo, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Info: www.palaexpo.it