Architettura al Maxxi

Questa sera il Maxxi apre le sue sale all’inaugurazione di ben tre mostre di architettura. Si parte con Erasmus effect architetti italiani all’estero che accoglie i visitatori nello spazio esterno al museo snodandosi lungo la galleria 1 del Maxxi attraverso le 12 sezioni di due shipping container, mentre una timeline cadenza il ritmo spaziale ricordando i passaggi essenziali del contesto storico dal 1930 ai giorni nostri. Modelli, disegni, fotografie, video e animazioni raccontano i viaggi, le esperienze e le scelte di oltre 50 migranti, dagli studi di progettazione già affermati a quelli più giovani. Dai pionieri come Lina Bo Bardi in Brasile o Romaldo Giurgola prima negli Stati Uniti e attualmente attivo in Australia, fino agli stessi Renzo Piano e Massimiliano Fuksas, che devono il loro successo italiano a una proficua esperienza estera, per citare tra i più recenti, Benedetta Tagliabue, da 20 anni attiva a Barcellona, Carlo Ratti a Boston, Elisabetta Terragni a New York dove troviamo anche i Lot-Ek, autori dell’allestimento della mostra. «Se fino all’800 le ragioni principali del viaggio sembrano essere la voglia di apprendere e la ricerca di un successo artistico e professionale, negli ultimi quattro decenni sono tre i fattori che hanno incentivato l’attitudine degli architetti italiani all’espatrio: la crisi politica e culturale dell’architettura nel nostro paese; la diffusione del progetto erasmus e dei programmi di scambio; la crisi economica e finanziaria», afferma Pippo Ciorra, curatore della mostra. «Oggi, nel nuovo millennio, l’emigrazione degli architetti viene inglobata nel fenomeno di massa della fuga dei cervelli che coinvolge anche ricercatori, scienziati e tecnici. Il titolo della mostra Erasmus effect vuole essere ruffiano, per richiamare l’attenzione di tutti gli italiani, perché rifacendosi al nome del programma di scambio creato dalla Comunità europea nel 1987 vuole raccontare di come l’esperienza all’estero si intrecci ormai con motivazioni economiche, con le difficoltà italiane, con l’augurio che presto questi cervelli possano ritornare in una patria in grado di dar loro la giusta attenzione». In mostra fino al 6 aprile 2014.

Salendo le scale, il percorso conduce all’installazione in situ Materia in movimento dello studio olandese UnStudio dell’architetto visionario Ben van Berkel. La mostra, curata da Alessandro d’Onofrio, termina il ciclo Nature con cui il museo ha esplorato grazie al confronto tra mostre monografiche, le ricerche più avanzate dell’architettura contemporanea. Gestire il vuoto, la torsione, il monolitico, il dualismo materiale e la durata sono le cinque linee tematiche che collegano i 10 progetti esposti, il meglio dei 25 anni di produzione di UnStudio. Progetti che invitano il pubblico a vivere un’esperienza dinamica per riflettere sul movimento e lo spazio. L’allestimento è, infatti, concepito per ingannare la percezione del visitatore attraverso l’uso della deformazione prospettica. Domani alle 17.30 si tiene una lecture di Ben Van Berkel nell’Auditorium del Maxxi. In mostra fino al 13 aprile 2014.

Si conclude con Alessandro Anselmi figure e frammenti, curata da Valentino Anselmi e Valerio Palmieri, con un percorso espositivo nel quale la dimensione professionale sconfina continuamente in quella personale. «Non si tratta solo di un piccolo omaggio a un anno dalla sua scomparsa ma di un’efficace sintesi dell’immaginario creativo di Anselmi», sostiene Margherita Guccione, direttore Maxxi architettura. Oltre 100 tra disegni, progetti, modelli, in un itinerario articolato che dagli anni ’60 arriva fino al 2002, per affiancare ai progetti architettonici più noti, quelli meno noti e i disegni figurativi. In mostra fino al 6 aprile 2014.

Maxxi, via Guido Reni 4a, Roma; info: www.fondazionemaxxi.it

Una coppia readymade. In bilico tra due città distanti come Napoli e New York, ma dotate entrambe di una «forte energia» e complesse realtà sociali, nasce e si sviluppa lo studio di architettura e design Lot-Ek. Da una parte l’Italia, la tradizione e il rispetto per la storia che frena il rinnovamento, dall’altra gli Usa, un paesaggio «attuale, più ancora che moderno», in continuo modificarsi. Lot-Ek, low and technology, per un approccio sostenibile, innovativo e attento ai temi di mobilità e trasformabilità che porta Ada Tolla e Giuseppe Lignano a sfumare i confini tra arte, architettura e spettacolo tanto da essere considerati tra i più originali a livello globale. Fascino per il quotidiano e sensibilità alla cultura materiale per un lavoro imperniato sul riuso e sul riadattamento di oggetti e sistemi industriali esistenti non originariamente realizzati per l’architettura. […]

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