Le novità in sala

Ritratto di vent’anni di vita di Steve Jobs nel film diretto Joshua Michael Stern e interpretato da Ashton Kutcher. Rappresentazione biografica di un’ambizione sfrenata che si pone e raggiunge traguardi impensabili rivolti alla tecnologia, e che cambierà radicalmente il modo di comunicare delle future generazioni. Resta decidere allo spettatore quale filosofia abbracciare; nella vita ogni cosa ha un valore, oppure un prezzo da pagare. Contrapposto al film di Stern è certamente L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi, nel quale Ernesto (Elio Germano) corre dietro ai propri obbiettivi percorrendo un’esistenza semplice fatta di umili mestieri ma grandi principi morali, ai quali il protagonista resta costantemente fedele . Accostando il film di Stern a quello di Veronesi ci si domanda, rispetto alla costruzione dei personaggi, quale sia il vero superuomo di riferimento. L’ultima ruota del carro fa anche da cornice a un’Italia che parte dagli anni settanta fino ai nostri tempi e nella quale sono di rilevante importanza gli spunti di riflessione inerenti ai cambiamenti sociali e politici del nostro paese. Gradevole commedia francese è Il paradiso degli orchi di Nicolas Bary, tratto dal primo capitolo dell’epopea di Daniel Pennac Monsieur Malaussène. Il protagonista Benjamin (Raphael Personnaz) viene spesso additato dai suoi colleghi come la principale causa degli incidenti che si verificano all’interno del magazzino in cui tutti lavorano. Dopo l’ennesima sciagura caratterizzata dall’esplosione di alcune bombe all’interno dello stesso magazzino, Benjamin decide di porre rimedio con l’aiuto della propria famiglia. Solitamente se si guarda un film dopo aver letto un libro è necessario un ridimensionamento inerente all’idea che ci si è fatti a proposito del libro stesso. È proprio con questo tipo di approccio che la trasposizione cinematografica di Bary non delude e resta una commedia gradevole dalle pittoresche sfumature tipicamente francesi. Da evidenziare nella pellicola la presenza di Emir Kusturica che interpreta la parte di Stojil.

Attrice capricciosa è Emmanuelle Seigner nell’ultima fatica di Roman Polanski Venere in pelliccia. Il regista teatrale Thomas, interpretato da Mathieu Amalric, affonda le sue contraddizioni emotive nella sensualità dominante di Vanda, attrice impudente che trascinerà lo stesso regista in un’ambigua ossessione fatta di carne e sensualità. Polanski sporca gli occhi dello spettatore con un gioco fatto di sogno e sostenuto da oscure sfaccettature. Forze incomprensibili che riguardano l’attrazione e l’istintività dei sensi sono ancora vive in noi, e crepano quei concetti razionali che spesso rincorriamo dandoci delle spiegazioni che tornano nuovamente infondate di fronte ad un impatto emotivo costituito dalla potenza dell’eros. Cultura e ragione vengono sconfitte e conseguente dominate da quel sogno caratterizzato da una certa Estetica, e fusi con aspetti dolci e al tempo stesso feroci. Rilevante nel film la fotografia di Pawel Edelman, che avvolge con adeguati toni di luci e ombre l’ambiguo gioco di ruoli dei protagonisti.

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