Gli Anni felici di Lucchetti

Daniele Lucchetti abbandona l’atmosfera solenne intrisa di sacralità quasi palpabile del Festival del cinema di Venezia per sottoporre il suo ultimo film al Toronto film festival lo scorso 5 settembre. «Non si è trattato solo di optare per un mercato internazionale. La scelta è stata dettata da motivazioni più intime legate alla possibilità di presentare l’anteprima in un’atmosfera più rilassata, dove si ha la possibilità di parlare col pubblico e di farci scappare pure qualche pacca sulla spalla. Questo cercavo per un film a me così caro».

Con Anni felici il regista si accosta per la terza volta ad un racconto familiare ma qui tocca corde più intime intrecciando autobiografia e fantasia. Un titolo dalla doppia valenza questo film che esplora ed esprime «curiosità di quel passato che non puoi ricordare pienamente e nostalgia del futuro che non potrai vivere» spiega Lucchetti. Siamo durante gli anni ’70 quando ancora non si respira aria di terrorismo, sono anni di contraddizioni, di fermento ideologico quando i vecchi valori si mescolano ad una nuova presa di coscienza e a una grande vitalità. Sono gli anni felici ma che sembravano infelici di una famiglia piccolo borghese romana cadenzata dal rapporto contrastato tra Guido (Kim Rossi Stuart) e Serena (Micaela Ramazzotti), diviso tra travolgente passione e gelosia ossessiva, tradimenti e confessioni. Dario e Paolo i loro figli, di 10 e 5 anni, spettatori e vittime di questo tran tran con un padre artista dal potenziale inespresso e alla disperata ricerca di riscatto e una madre, fragile insicura, assorbita dal rapporto di amore/dipendenza che vive per il marito. Fondamentale per la comprensione dei personaggi le dinamiche comportamentali delle famiglie di appartenenza, calore e gioiosità da una parte, freddezza e solitudine dall’altra. E poi Helke (Martina Friederike Gedeck), donna accogliente che sa ascoltare, simbolo di cambiamento di vita. A comparire in questo film anche la figura quasi paterna del critico, dove Lucchetti stempera l’inimicizia critico artista per invitare a un dialogo costruttivo.

Libertà, ricerca di se stessi, difficoltà di trovare il giusto equilibrio di un amore senza costrizioni. Sguardi intensi, tematiche scottanti e delicate che mettono a nudo i sentimenti più veri in un film che sa essere leggero e coinvolgente. Un tributo a chi sa vivere con coraggio le emozioni più profonde, a chi sa affrontarsi. Un omaggio ai film in pellicola, a quella sensibilità e profondità di colore presto sostituita e perduta con il digitale.

Al cinema dal 3 ottobre.

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