Primi piani in emozioni e colori

Inaugurata il 18 settembre, negli spazi del Vittoriano, la prima personale di Bruno Pellegrino, che Duccio Trombadori, curatore della mostra, ci presenta come «uomo politico e di cultura, ben consolidato nel ceppo antico del socialismo milanese, che da alcuni anni si è messo ad osservare il mondo con occhi di pittore, e ci è riuscito». A comporre la mostra Primi Piani, ospitata nella Sala Zanardelli fino al 10 ottobre, un percorso che si dispiega tra circa ben 100 opere. Cinque sono le sculture, tre i temi ai quali si legano i restanti lavori: ritratti, fiori e pesci. Spicca l’installazione Mare Nostrum, con cinquantuno oli sulla fauna marina che danno allo spettatore l’illusione di trovarsi in un acquario luminescente.

È il numero e non il titolo a identificare i ritratti che compongo la sezione principale della mostra. Sono opere senza nome, singoli e relativi pianeti di un unico universo che spesso offusca la capacità di identificazione. Sono uomini, membri di un’umanità indistinta. Sono colori e emozioni più che forme precise i volti di Pellegrino, «soggetti per saggiare il difficile equilibrio tra il momento ricettivo della coscienza e quello produttivo della espressione» afferma Trombadori. L’attenzione verso gli altri in quanto individui anima la copiosa produzione pittorica di Pellegrino che attinge dal repertorio dei conosciuti o semplicemente degli immaginati, cosicché, precisa Paolo Portoghesi, «i volti che gli vengono incontro sono filtrati, stilizzati, provengono da un immaginario condiviso e acquistano vita ed evidenza attraverso interpretazioni formali già avvenute, che non producono copie o imitazioni ma partecipano a un cinematografico sistema di dissolvenze incrociate in cui non c’è nulla di scontato e di prevedibile».

Una passione sfociata in tarda età che ha trovato soddisfazione nell’utilizzo di materiali e tecniche differenziate, tipico di chi ama sperimentare nuovi linguaggi. Atmosfere sospese, attenzione per il dato descrittivo inteso come indagine, invitano a leggere in chiave psicologica certe penombre e mezze tinte che contraddistinguono la sua pittura. La personalità di Pellegrini, spiega Portoghesi, oscilla tra «la polarità intimistica che ha la sua sponda in Munch, nel primo Picasso, in Soutine, in Modigliani e la seconda in cui il contorno perde la sua continuità e riemerge una carica espressionista; qui sono De Pisis, Sironi, ma anche Freud i maestri coinvolti nella ricerca di un linguaggio».

Fino al 3 ottobre, complesso del Vittoriano, Sala Zanardelli, piazza Ara Coeli, Roma; info: 066780664

 

 

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