Prima e dopo la secessione romana

Viareggio

Pittura in Italia 1900-1935. La cultura artistica italiana negli anni che dalla belle epoque attraversano la grande guerra. Costruita intorno a un nucleo portante di opere provenienti da una raffinata raccolta di arte italiana tra le due guerre, la rassegna rappresenta una deliberata novità per il Centro Matteucci, sinora impegnato a scandagliare in ogni mostra un’unica collezione: in questo caso si è invece voluto ampliare lo sguardo rispetto al periodo storico così ben rappresentato da quella raccolta e ricostruire, seppure sinteticamente, un quadro più vasto, ripercorrendo con esempi di grande qualità, scelti in poche e selezionate altre collezioni private, la cultura artistica italiana. Tre le sezioni che la compongono: Sotto l’impulso del nuovo secolo, Il clima delle secessioni romane e Ritorno all’ordine Novecento Italiano e oltre, affidate rispettivamente alla cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri e Nicoletta Colombo. È Giuseppe Pellizza da Volpedo ad aprire la sezione Sotto l’impulso del nuovo secolo con L’annegato, 1894, Lo Scaccino, 1900, di Medardo Rosso (unica scultura in mostra), Scena notturna, Parigi, 1900 di Giacomo Balla. Dei futuri futuristi sono in mostra Umberto Boccioni, con il ritratto della madre intenta a cucire, 1907, Carlo Carrà, con un precoce gioiello divisionista come La strada di casa, 1900, e Gino Severini, con il Ritratto del pittore Utter, 1910-1911. Di tema futurista (Macchina in corsa, 1911-1912), ma dai modi schiettamente divisionisti è anche il dipinto di Aroldo Bonzagni, che fu tra i primi firmatari dei manifesti pittorici futuristi del 1910 ma che subito si ritirò, pur continuando a condividere con i compagni d’avventura la passione per il dinamismo e la velocità. Con Giovanni Costetti (Ritratto di Papini, 1903) e Ardengo Soffici (Giocatori di carte, 1909), si entra invece nel fervido ma assai diverso clima culturale della Firenze d’inizio secolo. La vicenda delle secessioni romane – quattro grandi esposizioni che si susseguono nella capitale dal 1913 al 1916, affrontata nella seconda sezione, rappresenta uno snodo cruciale nella cultura artistica italiana del primo novecento. Per la prima volta si avvia un confronto diretto con le presenze ed i linguaggi internazionali del contemporaneo – innanzitutto francesi, ma anche mitteleuropei e nordici – destinato non solo a provocare il necessario e da più parti invocato aggiornamento, ma a porre le basi per la costruzione di uno stile moderno. Una galleria di opere che riunendo fra gli altri i nomi di Gino Rossi, Felice Casorati, Armando Spadini, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Ferruccio Ferrazzi, Felice Carena, ben rappresenta la temperatura variabile di un linguaggio mobile e in costruzione che la tragica cesura della prima guerra mondiale avrebbe indirizzato verso gli esiti affascinanti e controversi dei decenni successivi. La sezione Ritorno all’ordine Novecento Italiano e oltre, prende le mosse da una data precoce, il 1914, con Nascita di Virgilio Guidi e con lo storico Cocomero, fruttiera e bottiglia di Ardengo Soffici. Gli anni postbellici, a partire dal 1916, introducono in ambito italiano e europeo al clima complesso del rappel à l’ordre. Lo slancio visionario accelerato dalla guerra conferma la comune tendenza a purificare e a ricostruire le forme, aprendo a una moderna stagione classica, i cui esiti sono percorsi in mostra per tappe essenziali: dalla temperie pre-metafisica di Marina con conchiglie 1916 di Filippo de Pisis, per la via del realismo sintetico di Ardengo Soffici, tra 1919 e 1920. La ricomposizione spaziale e i valori sintetici della nuova classicità sono testimoniati da opere esemplari come Testa di San Giovanni 1921 di Giorgio de Chirico; Ritratto di Renato Gualino del 1923, che sigla il realismo Magico di Felice Casorati e da Ritratto della moglie 1920 di Piero Marussig. Opere di Achille Funi e Mario Sironi partecipano della classicità matura del novecento Italiano e Les italiens de Paris, Giorgio de Chirico, Mario Tozzi, Massimo Campigli e Filippo de Pisis, sono rappresentati con temi parigini e nature morte. La rassegna approda infine ai segnali di superamento del novecento Italiano attraverso le suggestioni espressionistiche di Ottone Rosai (Case nei dintorni di Firenze,1932) e di Fausto Pirandello, qui con un capolavoro come La scala 1934.

 

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