La voce di Pistoletto

La voce di Michelangelo Pistoletto è stata raccolta da Alain Elkann in un volume edito da Bompiani (304 pagine, 35 euro). Protagonista di una grande esposizione al Louvre, l’artista biellese si racconta senza filtri, spiegando le ragioni delle sue scelte artistiche, ricordando gli incontri che hanno segnato la sua vita e la sua carriera, svelando i retroscena degli atti creativi che l’hanno reso celebre in tutto il mondo. Il contemporaneo, spesso reso ostico per i profani, con Pistoletto diventa reale, vivo, a portata di mano. La sua opera vuole essere per tutti, inclusiva e mai esclusiva a partire dai primi lavori, quei quadri specchianti che accoglievano come parte integrante lo spettatore. Al Maxxi – il museo capitolino che nel 2011 ha ospitato la personale dedicata al maestro dell’arte povera – la presentazione del libro, in una conversazione serrata tra l’artista e lo scrittore. Primo punto che a Elkann preme chiarire è quello del filo rosso che lega le opere di Pistoletto.

«Sono tutte creazioni accomunate da un teorema che ho esposto nel mio personale manifesto: quello della “trinamica”, la teoria del numero tre. In ognuno dei miei lavori – rivela l’artista – due elementi si incontrano e ne formano un terzo che prima non esisteva. L’elemento trinamico è dunque sempre quello della creazione». Avviene con i quadri specchianti, appunto, ma anche con la Venere degli stracci. «Ma non con gli oggetti in meno», fa notare Elkann. «Effettivamente no, ma c’è un motivo: quesi lavori servono a rompere il processo che imprime un marchio all’artista, ho sentito cioè il bisogno di non rifare le stesse cose ma contraddire la marchiatura che serve solo al mercato», confessa. Così nel libro vengono svelati i segreti della creazione artistica, ma anche le fonti di ispirazione: soprattutto gli incontri con i maestri che hanno indirizzato e sorretto, consigliato e sostenuto. René Magritte, Francis Bacon, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Alberto Burri, Robert Rauschenberg, Alberto Giacometti, Balthus. Da tutti ha tratto un insegnamento, di tutti regala un ricordo come quello di Magritte che, dice, «come le sue opere, era un uomo impenetrabile».

Gli aneddoti sono innumerevoli, dal primo mentore Armando Testa, ricordato con affetto e stima, a tutti gli altri grandi nomi che hanno fatto la storia dell’arte del Novecento. Personaggi che Pistoletto ha incontrato e che di Pistoletto hanno riconosciuto il talento e il genio. Dagli anni cinquanta ai giorni nostri, da New York a Parigi, e a Vienna e Biella (sua città natale), si delinea un lungo e affascinante percorso, fatto di incontri, di passione, di fede nel potere benefico e costruttivo dell’arte. Dai primi autoritratti fra l’astratto e il materico ai quadri specchianti, dagli oggetti in meno alle azioni del gruppo Lo zoo fino al Terzo paradiso e alla Cittadellarte che fonda un sistema aperto di conoscenze per realizzare l’idea di un’umanità responsabile. L’unico fil rouge è quello insito nella spiritualità del pensiero, nella capacità di mettere in relazione i fenomeni e darsi delle risposte, una ricerca sempre viva e attiva, perché, ricorda l’artista: «L’assoluto non è certezza come vorrebbero le religioni monoteiste, ma incertezza». E quindi va continuamente indagato, coinvolgendo tutti e utilizzando l’arte come strumento di dialogo e partecipazione, capace di giocare un ruolo vivo e attivo nella società. La voce di Pistoletto è il libro confessione di un uomo che attraverso la sua arte continua a predicare il sodalizio possibile – e auspicabile per le “magnifiche sorti e progressive” del mondo – tra libertà e responsabilità.