Fugaci visioni che bruciano e si consumano nel breve tempo di un movimento ripetuto freneticamente. I demoni meridiani. La pellicola è troppo esposta a un sole zenitale, le inquadrature sono fisse, quasi bloccate. Un tramonto non si compie , l’alba non sorge. Una tenda continua a ondeggiare mostrando e negando la via d’accesso a una realtà ulteriore. Queste alcune delle suggestioni visive presenti nelle nove videoinstallazioni che compongono la mostra di Anna Franceschini, Es ist heiss hier, a cura di Milovan Farronato, a cui si aggiunge, in ideale conclusione del percorso espositivo, un’unica installazione sonora che riempie lo spazio di palazzetto Tito. I lavori della Franceschini (Pavia, 1979) possono avere un articolato sviluppo narrativo, o nascere come per magia da una Quasi-Improvvisazione. L’evento espositivo celebra il metabolismo visivo di Franceschini e non si arresta di fronte all’opera finita, talvolta la viviseziona. Es ist heiss hier è un’espressione presa in prestito dal repertorio lessicale della pornografia tedesca. Una tra le esclamazioni più pronunciate per incalzare un congruo aumento della temperatura corporea e ambientale al fine di rendere propizie le circostanze che conducono al necessario amplesso, onanistico, alloerotico o di gruppo. Anche le pellicole di Franceschini bruciano. Sono febbricitanti. La loro superficie come pelle subisce una duplice esposizione, alla luce e alla possibilità, attraverso la medesima, di scatenare una rivelazione.