Tutte le maschere di Ontani

Un affascinante e meraviglioso viaggio tra utopia, sogno e mito, quello di cui si fa esperienza una volta entrati nel museo romano Hendrik Christian Andersen dove, fino al 24 febbraio, è ospitata, interagendo con il luogo, la mostra personale di Luigi Ontani, AnderSennoSogno. Il giovane curatore, Luca lo Pinto, ha concepito una mostra che esula dall’intento retrospettivo, nonostante venga ripercorsa, fin dai primi lavori, la carriera del maestro romano. Attraverso una cinquantina di lavori di diverso genere, molti inediti al pubblico italiano, viene riletta l’opera di uno degli artisti nostrani più famosi, anche sulla scena internazionale, in un percorso che segue e integra l’allestimento originale del museo. «Il viaggio di Ontani è cominciato in un tempo lontano e continua ancora oggi – chiarisce il curatore della mostra – un viaggio alla ricerca di un’immagine, di un’identità, in cui il corpo dell’artista appare e scompare in mille storie e in tanti personaggi, abitando in mondi dove il limite tra la realtà e la fantasia sembra scomparire. Il desiderio di evadere dal mondo in cui è nato, spinge Ontani a crearne tanti, diversi, ideali, così desiderati da diventare reali».

Un cammino, quello dell’artista, iniziato alla fine degli anni Sessanta nei dintorni di piazza del Popolo a Roma. Il suo è un viaggio non solo nel tempo, ma nel folclore, nell’iconografia, nell’allegoria, nella mitologia, nella legenda, nell’arte. Una ricerca che dall’immagine fotografica, come tableau vivant, passa alla produzione delle maschere, che, pur seguendo la tradizione, reinterpreta eccentricamente: figure surreali, oggetti magici e inquietanti che mescolano i suoi tratti somatici con quelli di dei immaginari, personaggi storico/mitologici o animali. La casa-museo Hendrik Christian Andersen, uno dei luoghi satellite della galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, conserva le opere dello scultore e pittore che dalla fine dell’800 si stabilì a Roma. Si tratta di lavori tutti incentrati attorno all’idea utopica di una grande “Città mondiale”, destinata ad essere la sede internazionale di un perenne laboratorio di idee nel campo delle arti, delle scienze, della filosofia, della religione e della cultura fisica. Dunque, senza dubbio, la mostra, AnderSennoSogno, si integra perfettamente con il luogo che la ospita. Fulcro di questa i due atelier di Andersen al piano terra, dove, sulle statue monumentali di ispirazione classica, sono adagiate le variopinte maschere musicali , prodotte a Bali negli ultimi quindici anni da artigiani locali, su disegni o acquarelli di Ontani. Il compositore Charlemagne Palestine – uno dei maggiori esponenti della musica d’avanguardia nonché uno dei più originali performers e artisti della scena americana degli anni ‘60 e ’70 – ha realizzato una colonna sonora ad hoc. Infatti , ogni maschera ha uno strumento a cui è stato dato il suono. L’installazione delle maschere di Ontani in questo spazio, dialogando con le statue di gesso e bronzo, ha il merito di riattivare l’attenzione, stimolando a una nuova e più ampia lettura di queste.

Al piano superiore, nelle diverse stanze della palazzina, è proposto un excursus della produzione artistica di Ontani, a partire dalle prime opere, risalenti alla metà degli anni ‘60 e inizio ’70, per le quali l’artista utilizzava materiali poveri come elastici colorati, cartone e gessetti. Non passa inosservato il ciclo di sette gigantografie fotografiche monumentali, Davide Prigioni (1970), omaggio al David e i Prigioni di Michelangelo, in cui, come sempre, il protagonista è l’artista stesso che impersona le singole statue. Strabiliano le fotografie lenticolari: via Margutta XXI secolo (2009/2012), AuroboroSerpentine (2010/2012), AmenHammerAmeno (2011/2012) – che ritraggono i tre tableaux vivants eseguiti rispettivamente a Roma (via Margutta), Londra (Serpentine gallery) e Los Angeles (Hammer museum). I lavori di Ontani sono tutte opere dallo stile inconfondibile, che riflettono le caratteristiche proprie di uomo e artista, nell’esprimere: androginia, ambivalenza, ascetica, integrità, energia, conoscenza e memoria, ambiguità, incoerenza, fantasia, poesia, estasi, meraviglia e intensità. Filo conduttore delle sue opere è l`ambiguità e l’intreccio tra antico e moderno, in un continuo, ironico e narcisistico, guardarsi allo specchio. Appropriate, per concludere, le parole del curatore: «AnderSennoSogno è un unico grande scenario composto da tanti elementi che dà un volto nuovo al luogo in cui Andersen ha vissuto. Una mostra-maschera che non copre veramente, ma che porta con sé altri simboli rispetto a quelli preesistenti. A iconologie precise se ne aggiungono altre».

fino al 24 febbraio 2013

Museo Hendrik Christian Andersen, via Pasquale Stanislao Mancini 20, Roma

info: www.museoandersen.beniculturali.it