I fuori classe

Alla Gam di Milano va in scena, fino al 9 dicembre, la mostra Fuoriclasse, una collettiva curata da Luca Cerizza che riunisce una selezione di artisti che hanno frequentato (o ancora frequentano) i corsi di Alberto Garutti: pittura e scultura, disegno e installazione, video e performance si confrontano con le opere ottocentesche della collezione permanente del museo. Apre il percorso espositivo una scritta in inglese, presentata come un addobbo da festa, che recita “Devo migliorare il mio lavoro”, auto-critica preventiva e ironica di Patrizio di Massimo. Nel video di Farid Rahimi i movimenti impercettibili del paesaggio nebbioso rimandano al rapporto con la pittura, mentre tra le sculture di Canova si scorge la scritta “Deposit” su uno specchio, commento di Dino Balliana sul ruolo della storia e dello scorrere del tempo nella Villa Reale.

Interessante l’intervento di Simone Berti che per la mostra ha realizzato diciotto disegni animati che ritraggono artisti italiani, proiettati su diverse sculture della collezione come una sintetica storia animata dell’arte italiana contemporanea: alcuni sono amici e coetanei (Ceresoli, Cuoghi, Favaretto, Perrone), altri sono artisti affermati della generazione precedente (Beecroft, Cattelan, Vezzoli) o storicizzati (Pascali). I video di Luca Bolognesi, che registrano la crudele lotta di due pesci tropicali in guerra per il potere e la sopravvivenza, alludono al parallelismo tra il processo di selezione naturale e quello artistico. Roberto Cuoghi invece presenta un macabro omaggio al suo maestro: il calco in bronzo del viso e la mano di Garutti, che riprende la tipologia dei calchi mortuali, è accompagnato da un libro delle firme dove lasciare un ricordo del maestro, che sarà a breve celebrato da una retrospettiva al Pac che inaugura il prossimo 17 novembre.

Il tema del ritratto e dell’identità è ripreso da Patrik Tuttofuoco, la cui scultura riprende la tipologia delle maschere di carnevale, e da Lupo Borgonovo che modella una testa in cera riferendosi alle opere di Medardo Rosso esposte in collezione. L’intervento di Lara Favaretto, un cubo ricoperto da coriandoli azzurri, rimanda alle celebrazioni e alle feste un tempo ospitate nelle stanze della villa e gioca, attraverso il contrasto con le sculture marmoree, sulla fragilità e instabilità della forma che i coriandoli compongono. Negli spazi esterni allao spazio, la scritta in gesso di Stefania Galegati che si estende fino a villa Invernizzi recita “Le donne perdonano tutto tranne il silenzio”, riferendosi alle nevrosi cittadine di una città frenetica; sul retro della villa invece l’installazione di Ettore Favini si ispira ad un’opera di Garutti dove un recinto collocato in un parco permetteva all’erba di crescere liberamente (Come se la natura avesse lasciato fuori gli uomini, 2005), mentre Chiara Luraghi ricostruisce il tricolore con carte di caramelle che lei stessa ha mangiato, celebrando ironicamente il suo sacrificio per la patria.

fino al 6 dicembre

Galleria d’arte moderna di Milano, via Palestro 16, Milano

info: www.gam-milano.com

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