Le fiabe di Pizzi Cannella

Può la pittura essere così potente da immergerci in un mondo in cui il reale sconfina nell’irreale e diventa un tutt’uno con esso? Possono il colore e le sue forme colpire emotivamente lo spettatore a tal punto da indurlo ad abbandonare la bussola del suo sentire ordinario per percepire di essere e far parte di un mondo incantato? Sì può, con un po’ (anzi spesso un bel po’) di colore, un pennello e una tela oppure un carta (indiana) creare un viaggio fiabesco ma fatto di oggetti tangibili? Piero Pizzi Cannella dimostra che è possibile. Lo fa in un ritorno in grande stile a Roma, dopo sei anni di assenza dalle dodici Cattedrali presentate al Macro. Questa volta la mostra, curata da Cesare Biasini Selvaggi, ha luogo negli spazi della galleria Mucciaccia. Due sale per “tre tempi di una stessa commedia, di uno stesso dramma” – come afferma il maestro nell’intervista rilasciata per l’occasione al critico d’arte Vanessa Crescenzi – giacché i lavori dell’artista realizzati negli ultimi due anni, circa una cinquantina, costituiscono tre mostre autonome, Le regine, Quadreria Roma, Almanacco 4, ma congiunte tra loro: vivono (e nascono) dalle stesse atmosfere, dalle stesse suggestioni, dall’immaginazione resa attraverso la corposità della materia pittorica.

Abiti da festa (nelle Regine), gioielli, vasi di terracotta, lucertole, una sedia e ancora abiti (in Quadreria Roma) cattedrali, lampadari, ventagli e ancora lucertole (in Almanacco4) sono solo alcuni degli oggetti presenti nei lavori di Pizzi Cannella. Mai la figura umana, che non trova rappresentazione. Ma, proprio attraverso gli oggetti, è sottolineata la sua assenza e la sua imminente presenza. Si insinua così una tensione continua tra immanenza e trascendenza. Tutto in un’atmosfera da fiaba. I colori qui densi là sfumati, in un insieme plasmato dalla forza della luce, che modella e che ammalia e cattura. Nell’era dell’immagine digitale, delle possibilità del tridimensionale attraverso strumenti tecnici sempre nuovi, dell’opera concettuale e processuale, è sorprendente come la pittura figurativa riesca a stupire, o meglio a stordire. Di un felice stordimento. Dal 19 ottobre al 20 gennaio. Galleria Mucciaccia, piazza dell’Aracoeli 16, Roma. Info: www.galleriamucciaccia.it