Laura Cionci approfondisce la realtà attraverso indicazioni e rimandi intimi e insieme rappresentativi. Una realtà fatta di relazioni, contenuti storici e psicologici, trasformazioni e modificazioni del concreto, arricchimento estetico e comportamentale. L’artista scava nel rituale di tradizioni e insegnamenti passati e contemporanei, con la libertà creativa di chi si pone l’obiettivo di comunicare un messaggio introspettivo, da un lato, e catalizzatore di civiltà complesse, dall’altro. Dalla sua passione per la murga, espressione teatrale di strada collegata al carnevale, nata in Uruguay e poi diffusasi in Argentina, in cui si coniugano musica, danza e recitazione, nascono molti suoi lavori come Adoquines. Questo progetto, permanente al MU.SP.A.C a L’Aquila e esposto a Berlino, che consisteva in una performance, una videoinstallazione e immagini su fogli d’oro riflettenti, «nasce dall’esigenza di far conoscere il senso del carnevale, di trasmettere messaggi sociali importanti e approfondire una cultura alternativa», dichiara Cionci. Ultimo in ordine di tempo il progetto Saude! da cui è nato un video/diario. Laura racconta: «Sono stata l’ingranaggio di un grosso meccanismo che è il progetto internazionale Sao Paulo Calling diretto dalla Segretaria de Habitacao de Sao Paulo, con direttore artistico Stefano Boeri. Un team sul territorio (io, Azzurra Muzzonigo, Daniele Zacchi) ha lavorato con a capo l’Architetto Francesco Careri, come gruppo del laboratorio Arti civiche dell’università Roma Tre. Uno studio e una collaborazione con la favela di Sao Francisco ha generato una due giorni di performance collettive per richiedere un ospedale.» La prima esperienza video di Cionci risale al 2009 con D.O.C. 2, un lavoro incentrato sulla drukoressia, variante dell’anoressia, nel conflitto, fra bere e non bere durante una festa, attraverso cui si manifesta il disagio. Il lavoro Ipnagogia, 2011, qui presentato, esposto alla galleria Hbryda contemporanea di Roma nella mostra a cura di Martina Sconci con testi di Bruno Di Marino e Simonetta Milazzo, e a Buenos Aires alla galleria Angel Guido art project in doppia personale insieme ad Alessandro Cannistrà, con la cura di Massimo Scaringella, è stato girato da Sofia Karakachoff. Il tema principale è il rapporto fra sogno e veglia in cui l’artista voleva: «conoscere ed approfondire il limite sottile ed impalpabile dello stato ipnagogico dove il sogno si mescola alla realtà e ai desideri. Quando inizia l’ipnagogia il mio volto si dipinge di una murga uruguaya che viene accompagnata dal suono del candombe tipico ritmo afro uruguayo sempre facente parte del fenomeno del carenvale». Il loop è elemento essenziale «ha un valore fondamentale nella riuscita del senso dello stato ipngogico in cui succede spesso di svegliarsi di soprassalto pensando di essere stati svegli. Così, nel video, non si può capire quando sono sveglia e quando sono ancora nell’ipnagogia.» C’è poi il contrasto maschile – femminile: «Solo da poco i bianchi e le donne hanno avuto accesso alla cultura del candombe. Proprio per questo ho utilizzato una comparsa di sole donne di cui ora faccio parte. Info: www.lauracionci.com
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