Le parole sono pietre

Roma controluce è violenta, è pura geometria ridotta all’osso, nera e compatta, bianca che non la puoi guardare. Roma controluce sembra una fotografia di Mario Giacomelli. Le persone in fila per l’ultima puntata del festival delle letterature nella basilica di Massenzio non esistono se non come figure nere, vuoti di luce. Non si percepiscono volti ma solo forme. E sudore sotto lo schioppo del sole, alle sette di un’estate romana piombata d’improvviso.

Chiude bene il festival letterario, ormai appuntamento consolidato prima delle fughe estive. Ascanio Celestini è stata la star di questa ultima giornata che ha incollato letteralmente tutti con la sua verve e suoi monologhi interrotti, ingarbugliati come fili in una matassa di lana. Jeet Thaylin e Massimo Gramellini gli altri ospiti sotto la volta dell’antica basilica. La sera lentamente scende fra i racconti a ricordare che le parole sono pietre, fredde o calde, in ogni caso violente.

Particolarmente ricca è stata l’edizione di quest’anno, con presenze straniere e italiane come Alessandro Piperno, Melania Mazzucco, Erri De Luca, Michele Riondino, Amos Oz, Michael Connelly e Caren Swam. Il successo di questo festival negli anni è da legare al suo antico fascino, quello delle storie dette dritte in faccia senza passare per la carta stampata.

 

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