La scrittura di Irma Alonzo

La scrittura nell’arte non è un esercizio inconsueto. Lettere, parole, frasi compaiono in installazioni fin dagli anni Sessanta. L’arte Concettuale si è espressa anche così, le parole hanno preso il posto di immagini o di figure astratte, e a volte si sono mischiate con esse.

Diverso è se la parola ha una funziona plastica, se si fa essa stessa segno e addirittura segno scolpito. Questo è quanto propone Irma Alonzo, che non a caso trova nella scultura la sua sponda linguistica più autentica. Irma nella mostra Libro allo spazio di Frane letterarie a Roma a cura di Claudia Quintieri, modella pazientemente lettere e parole sulla tavola, poi le dipinge, realizzando per lo più pannelli, ma meglio sarebbe dire pagine monocromatiche: dorate, bianche, seppia, talvolta differenziando le parole dalla tavola con lievi contrasti di colore. È un mondo denso quello che emerge. Denso e nobile, perché è scrittura, ma soprattutto verbo.

Non sono parole qualsiasi quelle che scorgiamo su quelle grandi o a volte piccole spesse pagine che Irma satura di bassorilievi. Sono frasi che non conosciamo, perché traslitterazioni dalla lingua tibetana, oppure lingue dei pellerossa o ancora il nostro latino. Evocano una storia antica e la vita che ha bisogno di esprimersi anche attraverso la muta presenza di parole scolpite. Quasi un mantra plastico che occupa lo spazio della tavola. E che un artista, in una solitudine quotidiana che ricorda quella degli amanuensi, ci ripropone nel nostro mondo confuso e chiassoso di oggi.

fino al 28 giugno

Frane letterarie, via san Martino ai Monti 7, Roma