La Triennale di Milano presenta la mostra “Gillo Dorfles. Kitsch – oggi il kitsch” curata da Gillo Dorfles, insieme con Aldo Colonetti, Franco Origoni, Luigi Sansone e Anna Steiner. Nel 1968 esce “Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto” edito da Mazzotta, una serie di approfondimenti teorici che hanno aiutato a descrivere il concetto di kitsch in tutte le sue articolazioni; concetto che Dorfles per primo ha contribuito in modo decisivo a definire, a livello internazionale. Il testo di Dorfles è una vera pietra miliare per la comprensione e l’evoluzione del “cattivo gusto” dell’arte moderna; afferma che alcuni capolavori della storia dell’arte come il Mosé di Michelangelo, la Gioconda di Leonardo sono “divenuti emblemi kitsch perché ormai riprodotti trivialmente e conosciuti, non per i loro autentici valori ma per il surrogato sentimentale o tecnico dei loro valori”. “L’industrializzazione culturale, afferma Dorfles, estesa al mondo delle immagini artistiche ha condotto con sé un’esasperazione delle tradizionali distinzioni tra i diversi strati socio-culturali. La cultura di massa è venuta ad acquistare dei caratteri assai diversi (almeno apparentemente) dalla cultura d’élite, e ha reso assai più ubiquitario e trionfante il kitsch dell’arte stessa.” Nel citato libro di Dorfles vengono esaminati da alcuni studiosi vari aspetti del kitsch, dalle riproduzioni dozzinali di opere d’arte alla “musica di consumo”, dal cinema alla pubblicità, dal design all’architettura. Alcuni artisti, soprattutto delle avanguardie, hanno riproposto immagini di capolavori della storia dell’arte, universalmente riconosciuti, per creare consapevolmente “ricercate opere” kitsch, ironiche, provocatorie o scandalose: è il caso dell’opera L.H.O.O.Q., 1919, un ready made ritoccato da Marcel Duchamp, versione con aggiunta di barba e baffi della Gioconda di Leonardo, dal titolo dissacrante (pronunciando il nome delle lettere in francese si ottiene la frase “elle a chaud au cul”).