La resistenza della scultura

Alle Cartiere Vannucci si è aperta una collettiva dal titolo Resistenza della scultura, che si suddivide tra tre artisti contemporanei: Giuliano Giuliani (Ascoli Piceno, 1954), Giuseppe Bergomi (Brescia, 1953) e Umberto Carrara (Bergamo, 1925-2004). Il primo propone le sue opere in pietra, materiale a lui caro sin dall’infanzia, quando osservava il padre e lo zio lavorarla nella cava di famiglia a colle San Marco. L’artista ricorda: «Le mie prime pietre, le tecniche le rubavo in cava, così come gli strumenti del lavoro cercando di non far arrabbiare mio padre». Giuliani ha studiato all’istituto statale d’arte, e successivamente si è iscritto all’accademia di Belle arti di Macerata. La sua prima personale è stata nel 1975 alla galleria Nuove Proposte di Ascoli Piceno. Ha partecipato, successivamente, a numerose rassegne nazionali come la Biennale di Venezia, il premio Marche, il premio Michetti e la Biennale d’arte sacra di san Gabriele.

I temi che filtrano dalle opere di Bergomi si spingono invece verso il clima intimo della famiglia e delle amicizie, con lo scopo di eterizzare gli affetti, l’istante e rappresentare la propria idea di bellezza. L’artista afferma: «Per me il fatto di copiare la figura, l’identità tra figura e modello, alla fine non sono che pretesti per pervenire ad una dimensione estetica che ci dia il senso di vitalità, di piacere, di pienezza, di totalità delle forme».

Umberto Carrara, detto Pipi, cerca il nucleo, quel centro che lega i singoli elementi che formano il corpo umano: le sue opere appaiono come una lunga ricerca, suddivisa in sequenze, in direzione dell’essenzialità. Laureatosi all’Accademia di Carrara con Achille Funi, negli anni quaranta, ha collaborato in vari progetti di architettura, come il nuovo Seminario vescovile della sua città, con l’architetto Vito Sonzogni.

Fino al 18 giugno
Cartiere Vannucci
via Atto Vannucci 16, Milano
Info: 0258431058; www.cartierevannucci.it

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