Nata biennale, si dimezza e diventa rassegna. Già qualche mese fa l’assessore alla cultura del comune di Roma, Dino Gasperini, aveva espresso la volontà di “impreziosire” ulteriormente le piazze capitoline con opere d’arte contemporanea. Niente di certo, solo un auspicio. Poi cominciano a circolare le prime voci. L’idea, nelle mani degli organizzatori Gloria Porcella e Lamberto Petrecca – la prima titolare della galleria Ca’ d’oro di piazza di Spagna – ha l’ardire di trasformarsi in biennale, ma, travolta dalle polemiche e dalle defezioni (ultima quella di Raffaele Gavarro), si è dovuta accontentare di altri, meno altisonanti, contesti e scadere nella denominazione di Rassegna, internazionale e con la R maiuscola.
Ospitata alla casina Valadier e a villa Torlonia, è stata inaugurata il 24 maggio e proseguirà fino al 31 luglio. Prima e dopo il taglio del nastro, un braccio di ferro con la Soprintendenza: le opere sono state posizionate senza attendere la dovuta autorizzazione e vengono rimosse dal Pincio. La Porcella non demorde: la gestione del luogo è affidata a privati e prevede la possibilità di ospitare mostre. Ma l’autorizzazione è comunque necessaria, le regole vanno rispettate anche dagli amanti dell’arte, e Umberto Broccoli, sopraintendente ai Beni culturali del comune di Roma, tuona: « Se vogliono lasciare lì le sculture, se ne assumono la responsabilità». Ma l’esposizione “en plein air”, forte della determinazione degli organizzatori, prosegue a casina Valadier e villa Torlonia, anche se Gasperini pensa bene di non farsi vedere all’inaugurazione.
I dubbi sollevati dai detrattori del progetto sono rivolti al valore, per alcuni discutibile, degli artisti e alla poca imparzialità degli organizzatori, accusati di voler usare soldi e suolo pubblico per promuovere i propri pupilli. E poi, immancabile – meglio dire determinante ai fini della disputa – arriva la vera ragione di tanto rumore: la Porcella risulta consigliere di Forza Italia al municipio I. Tutti gli ingredienti per l’ennesimo caso. L’arte contemporanea nella capitale è diventata terreno fertile di discussioni accese. Certo meriterebbe confronti più costruttivi, ma in tempi in cui diventa di rilevanza politica e sottoposta a referendum popolare la sorte della statua del pontefice davanti alla stazione Termini, non sorprende che la prima rassegna internazionale di scultura di Roma assuma i contorni dell’ennesima deviazione concettuale. Ma in fondo fa bene anche questo all’arte contemporanea: parlarsi addosso, “pour parler”, purché se ne parli.
LA MOSTRA
Quattro le sezioni che compongono il circuito espositivo composto da 33 opere: Grandi maestri, che comprende le opere di Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Giacomo Manzù, Sante Monachesi, Henry Moore; Internazionali, con i lavori di Romero Britto, Seward Johnson, Mira Maylor, Hannu Palosuo, Mauro Perrucchetti, Andrew Rogers, Lorenzo Quinn; Contemporanei, con le sculture di Camilla Ancilotto, Stefano Bombardieri, Erika Calesini, Cracking Art Group, Annamaria Gelmi, Maurizio Orrico, Alba Gonzales, Alfredo Rapetti, Alessandro Reggioli, Pierluigi Slis; Argam, con una selezione di lavori firmati dagli artisti legati all’Associazione romana gallerie arte moderna: Giovanni Balderi, Nunzio Bibbò, Federico Brook, Enzo Carnebianca, Venanzo Crocetti, Paolo Guiotto, Alfio Mongelli, Sinisca. La rassegna, inoltre, sarà presente nei giorni della Biennale d’arte di Venezia con uno speciale percorso fotografico allestito sull’Isola di San Servolo, con le opere di Lorenzo Quinn e il Cracking art group.
Info: 066796417; www.biennalescultura.it