Alla galleria Co2 di Roma l’ultima mostra della stagione è la prima personale romana di Simone Bergantini. “Alphabet” introduce il sistema simbolico di Bergantini, che è una sorta di canone inverso, un contro-alfabeto ottenuto a seguito di un elaborato processo di traduzione, che trasmuta le parole e i concetti in immagini. O forse, più semplicemente, fa ritornare immagini.
Lingue e linguaggi costruiscono di solito i propri codici espressivi su alfabeti determinati; la riunione di simboli grafici, unanimemente riconosciuti, consente l’estrinsecazione delle parole dalle immagini. Bergantini fa l’opposto: la logica alfaconcettuale, sottesa all’opera dell’artista, è il risultato di una lunga navigazione per le acque impervie che conducono al centro della propria anima, luogo di spaesamento e incertezza. In fuga da questi luoghi, l’artista diviene reporter e, per fissare l’intensità di alcuni passaggi, li documenta attraverso i suoi scatti in bianco e nero.
Ogni immagine, suscettibile della sovrapposizione di diversi sistemi simbolici, diviene significante e significato a seconda che si guardi alla forma estetica, utilizzata per richiamare l’immagine, o al concetto intrinseco fuorviato dalla figura. Ogni pellicola è trasformata da manomissioni chimiche e stratificazioni tecniche, la sola messa a fuoco del segno radiografico consente la scoperta di un linguaggio emotivo universale. Molti i livelli di percezione e altrettante le chiavi di lettura, per ritrovare nell’aggressività della volpe un’innata peculiarità dell’istinto umano, così come nella lentezza della tartaruga l’incedere indolente di un gigante senza volto alla ricerca di un’identità. L’immobilità della quiete fa da "leit motiv", generando quel vago senso di attesa prodromico di un imminente pericolo. Il colore esplode solo nella microallegoria della socialità, dove un coro dissonante di pappagallini fa risuonare le voci della conviviali della compagnia. L’evocativa presenza di queste creature nella fotografia intimista e polimorfa di Bergantini aiuta a comprendere un messaggio che sembra provenire dal passato. Simbolismo e natura si incardinano all’interno di un luogo concreto, l’immagine, che racchiude al suo interno la sintesi dell’inconscio.
Risulta evidente il modo in cui l’artista, dopo aver subito una primordiale attrazione verso l’ignoto – il bosco ne è l’emblema – evochi elementi al di là della natura stessa, concetti ancestrali in grado di ristabilire un rapporto originale con il messaggio cosmico. Attraverso il realismo fotografico, proteso verso verità introspettive, s’intuisce come la comunicazione moderna lavori su principi autentici e millenari che regolano la semantica. Il lavoro esprime una complessa ricerca da decodificare nella memoria dell’artista, dove la creatività a dir quasi pittorica riporta vere e proprie visioni sensoriali intrise da un’ascetica misticità. Lo spazio, abitato dalle possenti creature animali e vegetali, è dilatato fino all’annullamento del tempo e di qualsiasi riferimento storico. Le scene naturali sono caratterizzate da un lento lirismo che accompagna la ricerca di un nuovo codice interpretativo.
Fino al 30 giugno
Co2 contemporary art
via Piave 66, Roma
Info: 0645471209; www.co2gallery.com