I segreti di Toppi

Un maestro del fumetto e dell’illustrazione. Ma anche di acume e sarcasmo, Sergio Toppi. Come testimoniano le bislacche e puntute didascalie piazzate a commento delle venti opere in mostra alla galleria Tricromia di Roma. "Da escludere tassativamente la pericolosa tendenza di giudicare le persone dalla qualità estetica delle loro cravatte". Oppure: "Escludere tassativamente che il cinema, come settima arte, sia fonte attendibile di verità storiche”, che completa una tavola con protagonista un grasso e informe cowboy che strizza fra le sue sue enormi gambe un secco indiano.

Il titolo dell’esposizione capitolina non poteva dunque che essere Tassativamente: l’autore milanese illustra gli scritti con la sua straordinaria capacità visionaria, creando innanzitutto uno spazio particolare all’interno del foglio disegnato, nel quale fa convivere gli elementi che funzionano silenziosamente da contrappunto a quelle irriverenti massime in calce. Che, fra l’altro, non sarebbe male seguire di tanto in tanto. Una mostra piccola ma curata, sufficiente a sottolineare gli aspetti fondamentali della vicenda artistica di Toppi: la sua verticalità, l’amore per le vignette grandi in cui la lettura sembra svilupparsi dall’alto in basso piuttosto che da sinistra a destra, eredità di una carriera arrivata al fumetto solo negli anni Sessanta inoltrati. Caratteristiche affinate nel corso di una lunga parabola avviata da giovanissimo come illustratore al l’Enciclopedia per ragazzi della Utet e allargata in seguito alle narrazioni storiche firmate per il Corriere dei piccoli e poi dei ragazzi o, più tardi, per il Messaggero dei ragazzi. E ancora avanti nel corso dei decenni fra illustrazione e fumetto, fino a pubblicare praticamente ovunque, dai quotidiani agli albi alle riviste specializzate: Linus, Il giornalino, Corto Maltese, Famiglia cristiana, Selezione del "Reader’s digest", Messaggero, Corriere della sera, Einaudi, Utet, la francese Larousse e molti altri.

«Non faccio la tradizionale stesura dattiloscritta – ha spiegato qualche tempo fa Toppi in un’intervista al Giornalino, rivelando i suoi segreti di lavoro – preferisco costruire progressivamente lo sviluppo di una storia che stia in piedi. Non metto mai per iscritto la sceneggiatura: avendo una scadenza in mente per la consegna del lavoro, passo alla realizzazione delle tavole e solo in seguito aggiungo i testi. Piuttosto posso fare una scaletta di ciò che dovrà capitare nella storia, magari prendo degli appunti. In genere disegno le storie in maniera abbastanza ordinata, a volte però mi capita di disegnare per prima una tavola o un’inquadratura che mi piace particolarmente e di adattare le altre di conseguenza».

Un autore d’altri tempi, insomma, eppure ancora attualissimo, col suo gusto raffinato nel nascondere e rivelare al contempo, nel guidare lo sguardo del pubblico verso il cortocircuito semantico che ogni illustrazione – sia essa destinata a un quotidiano o a un albo per appassionati – contiene. Quasi celando nei suoi disegni una forma che si mostra a sorpresa, emergendo improvvisa dal foglio.

Fino al 24 marzo
Tricromia illustrator’s international artgallery
via di panico 35 000186 roma
Info: 066896970; www.tricromia.com