Allo studio La città di Verona Luigi Carboni (Pesaro, 1957) espone i suoi lavori più recenti nell’esibizione L’occhio si nasconde. Un titolo suggestivo che implica al tempo stesso sia l’atto di perdersi che quello di spiare, osservare indisturbati.
Le grandi tele di Carboni non si precludono nessuna delle due possibilità. L’atteggiamento monocromatico delle opere, nelle quali forme geometriche e forme astratte condividono il medesimo spazio, invita il visitatore dapprima a perdersi nella trama del quadro e successivamente, con una dose di consapevolezza e di ricerca, a trovare il centro dal quale osservare il piano di realtà creato dall’artista. Come in ogni corpo il respiro scandisce la vita che gli è propria, il “centro” nelle opere di Carboni ne determina la presenza, l’oggettività. Mentre, nelle tele precedenti, Carboni giocava con la tridimensionalità, unendo sia delle griglie metalliche, sia oggetti, al colore, ora è proprio quest’ultimo a realizzare quel’armonia tra più dimensioni.
Spiega l’artista: «Classicità e sperimentazione sono il paradosso di una dialettica reciproca e simultanea, la bellezza contemporanea è percepita e concepita come una composizione di parti in contesa tra loro, dove il piacere visivo può trasformarsi in qualsiasi momento in abuso e dove l’oggetto più silenzioso può diventare molesto senza che ne capiamo i perché». In mostra sono presenti anche sculture inedite in vetro, legno e resina nelle quali si ritrovano forme geometriche e astrattismi aperti a una relazione di complicità e sperimentazione. Tra le sue personali passate si ricordano quella nel 2006, a Urbino, alll’interno del palazzo Ducale, e quella nel 1987 alla Jack Shainman gallery di New York. Tra le collettive, invece, da rammentare almeno quella del 2006 a Pescara, Fuori uso, e quella del 1990, Arte italiana, al Museo d’arte di Taiwan.
Fino al 12 febbraio
Studio La Città, via Lungadige Galtarossa 21, Verona
Info: 045597549; www.studiolacittà.it