Ogni inizio d’anno che si rispetti porta con sé, insieme alle inevitabili speranze e illusioni di miglioramento, una serie di previsioni più o meno azzardate sui mesi che verranno. Fa caparbiamente parte dell’indole umana fare progetti, immaginare il futuro esercitandosi nell’arte divinatoria, pur nella consapevolezza dell’assoluta ma fascinosa vacuità del progetto cui si sta lavorando. È una forza impulsiva difficile da trattenere, un atto di rivalsa sull’ineluttabilità del destino, così ostinatamente deciso a voler rimanere fuori dal controllo dell’uomo. In quest’ottica anche noi abbiamo voluto provare a tracciare delle linee generali sul prossimo futuro e a snocciolare dei nomi di creativi e autori che influenzeranno maggiormente il panorama artistico di questo neonato 2011. Lo abbiamo fatto ponendo a dieci giovani critici e curatori, rigorosamente sotto i quarant’anni e geograficamente appartenenti ad aree diverse anche se per lo più romani, tre domande per conoscere, attraverso le loro risposte, le previsioni e il parere sull’andamento del panorama artistico nostrano. Opinioni, dunque, assolutamente soggettive ma significative. La maggior parte di loro ha raccolto l’invito, si è “sporcato le mani” facendo nomi e cognomi. Una minoranza, invece, ha educatamente declinato confessando l’inconfessabile, ossia di non possedere “doti da veggente o da apprendista stregone”. Una certa omogeneità di pareri si riscontra soprattutto sulla terza domanda, quella più generica su che anno sarà per l’arte contemporanea. In molti auspicano, proprio nel momento buio dovuto alla mancanza di fondi e investimenti da parte delle istituzioni, una maggiore attenzione e selezione di risorse ed energie dovuta alla situazione d’emergenza. Altro dato interessante che emerge è la diversità dei nomi, a testimonianza del fatto che il nostro panorama artistico è ricco di figure talentuose. Tra le più accreditate c’è la pugliese Rossella Biscotti, fresca vincitrice del premio Italia arte contemporanea. Il nostro sondaggio vuole infine aprire la rivista ai pareri e alle opinioni di giovani critici, figure strategiche e importanti nel far emergere gli artisti italiani che veramente lo meritano.
1 Quale giovane artista esploderà quest’anno?
2 Chi invece è stato sopravvalutato e verrà ridimensionato?
3 Che anno sarà il 2011 per l’arte contemporanea?
Sabrina Vedovotto (Roma, 1972)
1 Esploderà Rossella Biscotti
2 Sopravvalutati: i fratelli De Serio.
3 Sarà un anno di stasi, si sentirà più di sempre la crisi e si assisterà a una brutta biennale, per quanto riguarda il padiglione italia, viste le anticipazioni di Vittorio Sgarbi.
Manuela Pacella (Roma, 1977)
1 Alcuni artisti con i quali ho avuto la fortuna di lavorare hanno recentemente avuto un riscontro positivo sia tra addetti ai lavori sia tra spettatori meno avvezzi all’arte contemporanea. Posso certamente prevedere un ottimo 2011 per giovani artisti quali Stefano Minzi (Milano, 1976), Vincenzo Rulli (Roma, 1980) e Maddalena Vantaggi (Gubbio, 1981).
2 Non ritengo ci siano artisti sopravvalutati quanto forse – ma è un mio personale punto di vista – di un certo tipo di arte sopravvalutata. Vorrei davvero che nel 2011 e negli anni a venire si spostasse l’attenzione sulla contemporaneità vista in termini di semplice bellezza ed emozione e che, in quanto romani e italiani, non ci vergognassimo della nostra innata attrazione verso l’equilibrio e la poesia. La stessa Gran Bretagna ce lo ha appena fatto ‘sentire’ con la premiazione dell’opera di Susan Philipsz al Turner prize. Mi piacerebbe, quindi, che si tornasse all’essenza delle cose.
3 Vista l’attuale situazione economica e una politica culturale praticamente assente, credo che il 2011 sarà certamente un anno molto duro per l’arte contemporanea ma non per questo meno fertile. I luoghi, gli artisti e le idee non mancano e mi auspico di assistere all’affermarsi di un’intera nuova generazione che lavora duramente già da molti anni e che tenacemente sta dimostrando il proprio valore.
Lorenzo Bruni (Firenze, 1976)
1 Per l’Italia: Matteo Rubbi, Enrico Vezzi, Francesca Banchelli, Sabina Grasso.
Pensando alla scena internazionale: Joel Kyack, Vlatka Horvat, Yuki Ichihashi.
2 Per quanto riguarda l’artista non saprei… forse la categoria dei curatori.
3 Intenso. l’auto-organizzazione a cui sarà sottoposto il sistema arte, a causa della crisi (il perfetto alibi per tutte le stagioni quando si tratta di finanziamenti per la cultura), costringerà tutti a un enorme selezione di energie portando a concentrare e diminuire gli eventi aumentandone la qualità. Speriamo… altrimenti il rischio è che avvenga esattamente l’opposto.
Igor Zanti (Milano, 1973)
1 Credo, ma le avvisaglie ci sono già state nel luglio 2010 con la mostra di Palazzo Reale a Milano, in un ritorno alla grande, dopo diversi anni di motivata e consapevole assenza dalla scena italiana, di Roberto Coda Zabetta. Confido anche, per quanto riguarda il versante neo pop in un grosso exploit di Angelo Volpe e, sulla base del successo della mostra ala galleria svizzera Barbara Mahler, di David Cesaria, che ha rivoluzionato totalmente il suo modo di fare arte in maniera molto interessante. Non escluderei, seguendo come osservatore da un po’ di tempo il suo lavoro, una notevole crescita del milanese Daniele Veronesi che, a discapito dalla giovane età, si sta dimostrando un artista maturo e molto interessante. Da ultimo non dimenticherei Paolo Cavinato che si sta muovendo in maniera molto interessante in ambito internazionale e che credo ci riserverà interessanti sorprese.
2 In senso globale parlare di artisti italiani sopravvalutati mi sembra difficile. Per quanto si possa percepire una sopravvalutazione di gusto puramente locale, spostando il punto di vista in ambito più generale reputo si possa parlare di totale sottostima del potenziale della giovane arte italiana. In questo senso non riuscirei a individuare qualcuno che è effettivamente e seriamente sopravvalutato. Credo che per tutti noi sia auspicabile qualche sopravvalutazione soprattutto a livello internazionale per fare in modo che si accendano i riflettori sulla realtà italiana.
3 Purtroppo l’onda, lo tsunami della crisi economica, quest’anno ha mietuto un sacco di vittime. Il mercato, che è l’unico propulsore dell’arte contemporanea in Italia, registrandosi, per vari motivi legati alla gestione di un complesso patrimonio artistico, una totale assenza delle istituzioni, è molto bloccato. Molte gallerie stanno chiudendo o riducendo gli investimenti: meno mostre, meno cataloghi, meno progettualità, pochissima ricerca. L’incertezza politica e la tensione sociale inoltre non favoriscono un atteggiamento propositivo e costruttivo. Sicuramente la nota positiva per il 2011 è data dalla biennale che, nel bene e nel male, è pur sempre la principale manifestazione d’arte contemporanea a livello mondiale. Credo, di conseguenza, che se di una auspicata ripresa si parlerà, se ne potrà parlare all’indomani della manifestazione veneziana e spero che si tenti anche a livello critico, di mettere un po’ di ordine o di prendere atto della molteplicità di esperienze che caratterizzano questi anni sotto certi aspetti un po’ magmatici e confusi.
Laura Barreca (Palermo, 1976)
1 Non è facile prevedere chi sarà l’artista del 2011, forse la domanda va posta al contrario, vista la situazione. Dunque chi ce la farà ad oltrepassare il prossimo anno (e forse non solo il 2011) con la crisi, i tagli alla cultura, la recessione, saranno gli artisti su cui scommettere. Un nome su tutti? Senza dubbio, Riccardo Benassi.
2 Non credo che additare a un solo nome la responsabilità di una condizione di mercato fittizia o di una finta fortuna critica sia il modo migliore per spiegare certi meccanismi malsani del sistema dell’arte. Penso piuttosto al modo inverosimile con il quale certi artisti spesso vengono spinti anche al di là delle loro reali abilità artistiche, non ancora maturi, lanciati per nome e poi abbandonati per strada qualora i risultati non sono immediatamente (ed economicamente) accettabili.
3 Visto che l’arte contemporanea è strettamente legata a fattori economici, la sua previsione seguirà gli andamenti globali in tal senso. L’interesse per il contemporaneo è comunque in ascesa, se si considerano le fiere, le mostre e gli appuntamenti internazionali che si moltiplicano e rimangono comunque irrinunciabili per il mondo dell’arte contemporanea.
Federica La Paglia (Roma, 1972)
1 Se devo guardare al panorama internazionale, considerando la necessaria analisi dei diversi fattori – dal valore dell’artista in sé, al nome e il lavoro del gallerista che lo segue, dai critici di riferimento ai progetti a cui verrà invitato, ecc – la “previsione” diventa un lavoro complesso. Valutando che la crescita di un artista non avviene in un breve lasso di tempo, ma implica il lavoro di anni su diversi fronti, e volendo restringere il campo alla scena italiana, direi di guardare agli artisti che, oggi, stanno facendo un buon percorso. Penso, ad esempio, a Luana Perilli o a Giuseppe Stampone, solo per citarne un paio.
2 Ovviamente vi sono molti sopravvalutati e, pur volendo restringere il campo, anche in questo caso bisogna capire se parliamo del panorama nostrano o di quello mondiale. Comunque, al di là dei tradizionali rendiconto di fine anno, ritengo ci voglia tempo per ridimensionare il lavoro di un artista, il cui percorso – mi ripeto – va seguito per anni prima di poter esprimere un parere di questo genere. Per questo non giudico corretto fare dei nomi, seppure qualcuno mi salga alla mente.
3 Non credo sarà molto diverso rispetto al 2010. Non dico nulla di nuovo affermando che la crisi economica incide sullo sviluppo e la crescita dell’arte, pure oltre il solo mercato che ha ovvie influenze ben più ampie anche a livello culturale. Sempre parlando dell’Italia, stiamo vivendo il rischio della chiusura di musei e non credo che le collezioni pubbliche cresceranno; i tagli alla cultura e, in generale, la scarsa considerazione che in questo paese si ha per l’educazione, la ricerca e la crescita culturale, non mi lasciano pensare che vi saranno investimenti a sostegno dell’arte contemporanea, nonostante l’apertura del Maxxi e le ricadute che questa può avere sul sistema arte. E se di questo aspetto non se ne preoccupa il settore pubblico perché dovrebbe farlo il privato? Una piccola finestra va, inoltre, aperta sulla prossima Biennale di Venezia, che non credo proprio vedrà l’Italia nella sua forma migliore.
Silvia Cirelli (Ferrara, 1980)
1 Credo che ci sarà una maggiore attenzione verso l’arte contemporanea mediorientale, già fiutata in questo ultimo anno. Sono molti gli artisti emergenti da tenere d’occhio, fra questi la giovanissima Lamya Gargash, promettente fotografa degli Emirati Arabi Uniti già apprezzata nel 2009 alla Biennale di Venezia e a quella di Sharjah.
Su suolo italiano invece punterei su Rossella Biscotti, artista poliedrica in grande crescita.
2 La bolla speculativa dell’arte contemporanea cinese si sta lentamente ridimensionando e credo che nel futuro prossimo si arriverà ad una selezione naturale: rimarranno solo gli artisti che effettivamente si distinguono.
3 Sarà un anno all’insegna dell’arte giovane caratterizzata da un’impronta sociale ed esistenziale. Come si è visto anche all’ultima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, l’impegno etico e gli interrogativi sul triangolo uomo-ambiente-natura stanno aprendo interessanti spunti creativi agli artisti che, ora più che mai, si sentono vicini ai dilemmi contemporanei e alla volontà di interpretare le vere emergenze di quest’epoca.
Angel Moya Garcia (Cordova, 1980)
1 Mi risulta difficile segnalare un solo nome, in Italia ci sono numerosi artisti che rimangono troppo a lungo in attesa di esplodere non tanto in termini di qualità quanto soprattutto di visibilità, però la carenza di strutture indipendenti, l’ermetismo e i vincoli a cui si vedono costretti da galleristi e curatori di riferimento e l’assenza di supporto da parte delle istituzioni rallenta un processo che in altri paese diventa molto più naturale. Ciò nonostante potrei segnalare Marinella Senatore senza dimenticare Gian Maria Tosatti, Francesca Banchelli, Silvia Giambrone o Enrico Vezzi.
2 Non penso che nel giro di così poco tempo sia fattibile ridimensionare un giovane artista. Le esplosioni e le relative cadute nell’oblio, digerite troppo velocemente, sono segnate generalmente da eccessive coperture mediatiche risultato di pressioni e manipolazioni commerciali come nella Young British Art. Questi fenomeni sono per fortuna casi isolati che bruciano qualunque processo creativo rispetto ad altri contesti o modalità in cui la riconoscenza è conseguenza logica della maturazione costante di una ricerca.
3 Senza dubbio la crisi economica dileguerà gran parte della mediocrità che troppo speso invade gli spazi espositivi, ci sarà sicuramente una maggiore consapevolezza nelle scelte, e questo dovrebbe comportare più rigore e responsabilità negli artisti. Ho iniziato a costatare che di fronte alla necessità di gran parte dell’arte contemporanea di sconvolgere i paradigmi tradizionali, stupire, emozionare, alterare la vita quotidiana dello spettatore e provocare o palesare un disagio politico o sociale, si sta assistendo negli ultimi anni allo sviluppo di un approccio nettamente soggettivo e più intimista, di una urgenza per capire all’interno della collettività la propria individualità, la propria identità.
Micol Di Veroli (Roma, 1976)
1 Ti rispondo con un’altra domanda, vuoi la mia hit parade in stile Superclassifica show? No, le previsioni le lascio ad altri. Posso dirti che un giovane artista è destinato ad intraprendere un lungo cammino fatto di lavoro e sperimentazione. Le supernova esplodono, i giovani talenti si trasformano. Attualmente la lista è lunga, fare un solo nome sarebbe riduttivo.
2 Giovanni Ozzola, classe 1982. Negli ultimi tempi ha vinto premi e ha partecipato a numerose mostre istituzionali. La sua ricerca estetica è apprezzabile ma concettualmente non aggiunge nulla alle sperimentazioni sulla luce degli anni 70. Con questo non voglio dire che il suo lavoro dovrebbe esser ridimensionato ma che avrebbe bisogno di raggiungere una visione filosofica un poco più profonda.
3 Il 2011 sarà come il 2010 solo con un anno in più. Scherzi a parte, nessuno ha la sfera di cristallo. Quando nel 2008 Damien Hirst portò a termine la sua asta in due giorni dal titolo Beautiful Inside My Head Forever, tutti si aspettavano un lungo periodo di vacche grasse ed invece fu l’inizio della fine della bolla speculativa dell’arte contemporanea. Le cose cambiano fronte in maniera repentina sia nel bene che nel male. Abbiamo raccolto i cocci di un mercato in rovina, possiamo solo migliorare.
Carmelita Brunetti (Cosenza, 1977)
1 Spesso non è necessario essere bravi per vincere dei premi o conquistare il mercato perché spesso basta avere abbastanza soldi un buon critico e il gioco è fatto. Credo che nel 2011 grandi esplosioni non ce ne saranno ma continuerà a stare sulla cresta dell’onda per tutto il Terzo millennio Damien Hirst perché è geniale nel curare il suo marketing. Credo che nel 2011 grandi esplosioni non ce ne saranno ma continuerà a stare sulla cresta dell’onda per tutto il Terzo Millennio Damien Hirst perché è geniale nel curare il suo marketing. Mi piace citare dei nomi che secondo me andranno per la maggiore nel prossimo anno si tratterebbe di Francesco Arena, genovese artista classe 1966, lo segnalo per i linguaggi massmediali fotografia, video e installazioni. Matteo Rubbi, Seriate (BG) classe 1980 vive e lavora a Parigi. Molto apprezzato per le performances. Lorenzo Banci, Prato classe 1974, artista e scenografo. Luigia Granata (Cosenza) illustratrice e pittrice credo invece che nel 2011 avrà molti apprezzamenti dalla critica.
2 Luca Morici Casteldimilio, classe 1974 vincitore del MarteLive della sezione pittura questo artista credo sia stato un po’ sopravvalutato…
3 Cessata la carica ideologica di movimenti come l’Arte Povera, la Land Art, il Minimalismo, gli artisti contemporanei si sono trovati alle prese con un mondo privo di coordinate, un vasto serbatoio di esperienze e informazioni illimitate dove la novità e l’opera rivoluzionaria fatica a nascere. La diffusione di massa di Internet ha influenzato profondamente il pensiero e il comportamento delle nuove generazioni. Si tratta di una rivoluzione antropologica che preconizza nuove modalità cognitive. Gli artisti tuttavia non sono rimasti insensibili a questi cambiamenti. Basti pensare all’introduzione nell’ambito della pittura delle tecniche digitali, ma anche al modo di reperire le fonti iconografiche e le informazioni. Quanti pittori usano oggi la ricerca per immagini di Google per cercare idee e spunti iconografici? Quanti progettano un’opera con programmi come Photoshop e Illustrator? Eppure, il “nuovo” non coincide necessariamente con l’impiego di nuovi strumenti tecnici. Un aspetto da non sottovalutare, in questo mutato scenario, è lo sviluppo di un sistema culturale globale, capace di generare immagini largamente condivisibili. Il terreno su cui si muove la nuova arte è “globale” in molti sensi. L’artista del terzo millennio non può più isolarsi in un mondo di pura soggettività, ignorando il rigoglioso germoglio d’immagini provenienti da ogni parte, dalla pubblicità alla computer grafica, dal design al fumetto, dalla cronaca al cinema realistico o d’animazione. Per lascare traccia di sé è indispensabile lavorare usando creatività e soprattutto innovazione senza ovviamente dimenticare la tradizione.