«Con umiltà insospettabile, data la personalità da ammiraglio, ha capito che non si nasce imparati in fatto d’arte e, tantomeno, riguardo al contemporaneo. Che il senso pieno dell’oggi lo si impara vivendo, viaggiando e sapendo che non si avrà abbastanza tempo». Con queste parole Angela Vettese, curatrice insieme a Francesca Pasini dell’allestimento “Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando?”, descrive l’intimo di Paolo Consolandi, schivo collezionista milanese (notaio di professione) scomparso pochi mesi fa, a cui l’esposizione è dedicata.
Allestita fino al 13 febbraio al Maga, museo d’arte di Gallarate (Varese), la rassegna offre una selezione di opere dell’importante collezione Consolandi, ripercorrendo le principali tendenze dell’arte contemporanea, italiana ed estera, dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri. Suddiviso in sette nuclei tematici – “Oltre la materia”, “Orizzonti”, “Scrivere e scriversi”, “Dialoghi eclettici”, “Corpo e mente”, “Ritratti, autoritratti e altro”, “Things” – l’allestimento propone circa duecento opere di altrettanti artisti (da Andy Warhol a Marina Abramović, da Rebecca Horn a Thomas Hirschhorn, Anish Kapoor, Gerhard Richter, Jannis Kounellis, Thomas Struth, Mike Kelley).
Scomparso all’età di 88 anni, Consolandi aveva iniziato ad acquistare arte al fianco della moglie Franca, archeologa, mostrando un’intuizione e una lungimiranza non comuni. Da qui la crescita, tassello dopo tassello, di una prestigiosa collezione privata, vero e proprio monito per le istituzioni pubbliche. «Collezionare arte contemporanea significa non avere nostalgia del passato», affermava Consolandi. “Cosa fa la mia anima mentre sto lavorando?” – il cui titolo si riferisce all’opera del duo di artisti svizzeri Fischli & Weiss – ne è l’esatta dimostrazione.
Info: www.museomaga.it