L'utopia delle scale mobili

Angiola Churchill, Behnam Alì Farahzad, Annamaria Gelmi, Giuliano Giuman, Silvestro Lodi, Lucia Pescador e Gianni Robusti espongono al Lattuada Studio in Scalemobili, utopia concreta, un’esibizione curata da Massimo Donà e Cristiana Curti. Il gruppo formatosi sotto il desiderio di Fiorella La Lumia costruisce, attraverso differenti espressioni estetiche, opere come specchio di un’analisi sul movimento, ovvero su ciò che muove l’azione umana, considerando anche i ripensamenti, i cambiamenti di percorso, le ritirate o ciò che alimenta le vivaci manifestazioni del cosmo.

Massimo Donà incuriosisce con la sua teoria delle scalemobili che sfida le affermazioni di Eraclito e quelle di Aristotele. Secondo Donà le scalemobili «scorrono anche quando nessuno le utilizza. Il loro fluire, infatti, non dipende da noi; solo per questo, al medesimo è concesso svolgersi secondo un’unidirezionalità che in nessun caso, comunque, va anche precisato, può autorizzarci a mettere in questione la sua sempre riconoscibile assolutezza». E continua affermando: «Il fatto è che, anche se non vi fosse nessuno, a muoversi in virtù del loro scorrimento, esse pro-cederebbero comunque. Ecco perché il loro è un movimento che mai potrebbe farsi asservire al fine che ogni forma di umana processualità sempre pre-vede e istituisce. Il loro, cioè, è un movimento letteralmente ab-soluto». Tutto ciò si scontra con il pensiero eracliteo dal quale si evince che «la via in su e la via in giù sono un’unica identica via» e con quello aristotelico che avrebbe definito il tempo del moto delle scalemobili, “misura del movimento”. Ovviamente è un discorso altamente figurativo quello di Donà, poiché i filosofi greci vissuti secoli fa sottintendevano che il movimento fosse interamente relazionato all’uomo senza pensare, inoltre, che nel futuro né sarebbero nate delle scalemobili, inventate dall’uomo stesso, né che esse potessero avere una vita propria. Forse si dovrebbe riaprire, in tal caso, la grande contesa tra il potere dell’umano libero arbitrio e quello del fato.

Se si paragonasse invece lo scorrere delle scalemobili a quello dell’acqua di un fiume, il discorso del critico non sarebbe così lontano a quello del filosofo. Come afferma Eraclito «non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va». Le caratteristiche estetiche degli artisti si amalgamano all’inchiesta aperta, dando diverse interpretazioni. Ad esempio, Gianni Robusti (Varese, 1946) affida alla materia, manipolata all’informale, secondo i canoni delle scuole europee e nord americane il ruolo di compositore di poesia, elogiando il ritmo del fluire delle parole; Annamaria Gelmi (Trento, 1943), attua le sue creazioni attraverso la replicazione di segni, l’uso dei colori e il suo relazionarsi alla materia.

Fino al 30 novembre
Lattuada Studio, via dell’Annunciata 31
Info: 0229000071; www.lattuadastudio.it