I respiri della Martinelli

Di carattere dolce e brillante, Margherita Martinelli (Crema, 1981) si esibisce in Respir:ami: le sue opere non potevano che rispecchiare la sua interiorità. D’altronde, il tema della mostra parte proprio dal mondo interiore in cui nascono segreti e sentimenti, pensieri e desideri, per giungere al corpo, mezzo da risanare nel sonno più totale. Margherita realizza quadri di fantasia che rapiscono l’immaginazione dei bambini, compone opere usando una tecnica mista: acrilici su tela, collage di carta cucita a mano tra scritte e materiali di vario genere.

Gli oggetti rappresentati sono solo simboli che ruotano attorno a queste tematiche. Nel mio canto raffigura un abito nero settecentesco accanto a balene in movimento. La Martinelli spiega che questo lavoro «nasce dallo studio del canto delle balene. La comunicazione che c’è tra questi animali è stato il primo elemento che ho studiato. Esse comunicano attraverso dei suoni, dei canti, questa cosa mi ha affascinato e da qui è partita la mia ricerca. Oltre all’idea della comunicazione, la balena mi ha incuriosito perché è un contenitore, in altre parole la mamma del mare che contiene nella pancia altri pesci piccoli. Mi ha riportato con la mente anche al mitico Pinocchio. All’interno della balena ci sono i nostri segreti; in questo particolare risiede il passaggio che ci porta verso l’abito,  l’abito è un contenitore, è un involucro».

L’abito nero è una novità nelle opere della Martinelli che solitamente disegna abiti e sottovesti bianche legate al sonno o memori di nozze o di battesimi. L’uso dell’abito nero è nato durante un corso seguito in Puglia, osservando gli usi e i costumi del luogo. Il nero è il colore del lutto, del rispetto, basti pensare che alla morte del marito la donna, laggiù, tinge il proprio guardaroba di nero. Gli abiti, in Margherita, non sono legati alla moda ma sono sempre visti come contenitori. Non sono abiti nuovi, ma usati, che ancora emanano il profumo di chi li ha indossati, che ancora mantengono la forma del corpo che usava portarli.

Le tele presenti in galleria sono come cassetti della memoria, costruiti con un telaio molto alto, di diametro pari a dieci centimetri, per coinvolgere il visitatore in un mondo di ricordi, in quei cassetti dove si nascondono le intimità di una persona. Figlia di una maestra delle elementari e di un architetto, l’artista eredita da entrambi i genitori un particolare, crescendo vicina ai colori dell’infanzia e supportata da una struttura legata al progetto. Studia al liceo artistico e all’accademia di Brera, praticando per lo più tecniche di istallazione. L’amore per la pittura sboccia successivamente, giocando con la materia.

Fino al 26 novembre
Galleria Movimento arte contemporanea
corso Magenta 96, Milano
Info: 02436246; www.movimentoarte.it