"Time Enough", un titolo provocatorio per la neo-inaugurata mostra di Marco Bernardi all’Ex elettrofonica, chiara citazione del drammatico interrogativo dei replicanti di Blade Runner: ma quanto vivremo ancora? Quando le macchine, ormai evolute, scimmiottano i viventi, inevitabilmente arrivano a turbarsi con le medesime vessazioni dell’uomo.
Gli automi di Bernardi, giacciono inutili, senza scopo, eppure giunti al loro apice di perfezione tecnica si svegliano di soprassalto in una coesa ribellione volta al contrasto della limitante funzione utilitaristica che li affligge. Non chiaro all’osservatore se le macchine siano osservabili o osservanti, profetiche a riguardo le parole di Philip K. Dick quando diceva che «invece di imparare qualcosa su noi stessi studiando le macchine, dovremmo tentare di comprendere come si stanno sviluppando osservando la nostra evoluzione». Il video, con cui si conclude il percorso espositivo, è la dimostrazione della catarsi avvenuta nei rapporti con le macchine: l’uomo disumanizzato e ridotto ad organismo meccanico conta ripetutamente il tempo omologato dei cicli di produzione.
Una traslazione di quanto Luigi Pirandello, nei quaderni di Serafino Gubbio operatore, già descriveva con fare avveniristico, parlando di quegli avvenimenti sociali che, misti al processo di industrializzazione di massa, hanno accelerato il fenomeno dei così detti “automi da fabbrica”. L’uomo privato dei suoi bisogni più intrinsechi viene reso schiavo delle macchine, e la sua stessa esistenza diviene del tutto funzionale alla produzione industriale delle catene di montaggio.
Fino al 3 dicembre
Info: Ex elettrofonica, vicolo Sant’Onofrio 10-11
0664760163, www.wxelettrofonica.com.