La tanto attesa esibizione Il sogno si avvicina, dedicata a Salvador Dalí (1909-1989) ha inaugurato il 22 settembre a palazzo Reale: non è una successione temporale di quadri bensì un’interpretazione del lavoro daliniano, una mostra che verte sul rapporto di Dalì con il paesaggio, curata dal docente Vincenzo Trione. La visione paesaggistica daliniana si compone di piccoli frammenti mediterranei, ventre di mitiche civiltà e di divinità, costellata da luminose apparizioni solari, che sfociano in sogno. Si rispecchiano in questo immaginario geografico le aree di Cadaqués, Port Lligat, Cabo de creus, la regione di Ampurdàn e Figueres, città natale dell’artista e della sua scomparsa.
Come fosse un libro suddiviso in paragrafi, la mostra si fraziona in reparti e in sotto-reparti: l’area riservata a paesaggi storici, approfondisce l’analisi di uno sguardo anteriore e di una veduta circolare del mondo; si scompone nella stanza della memoria e nella stanza del male; paesaggi autobiografici, mirano all’interiorità e si frantumano nella stanza dell’immaginario e nella stanza dei desideri; paesaggi dell’assenza, invece, mettono a fuoco una visione dell’oltre e si ramificano nella stanza del silenzio e nella stanza del vuoto. Con l’epilogo finale il lungo ed emozionante viaggio all’interno della percezione daliniana sarà completato.
Dapprima, infatti, è necessario guardare dietro di sé, nei tempi perduti, quelli storici, per poter comprendere il presente; un momento al quale Dalí ha dato ampio spazio in vista di fornire alle proprie opere un coscienzioso "background" culturale. Nella seconda stanza dedicata a questo argomento, quella chiamata del male, si ha l’opportunità di ammirare quadri come Impressioni d’Africa (1938, circa, olio su tela), Spagna (1938, olio su tela), Il grande paranoico (1936, olio su tela). Successivamente, la pittura daliniana si libera in una descrizione autobiografica, che si pone al confine tra raffigurazioni di paesaggi reali e ombre d’interiorità. Inizialmente, infatti, Dalì ancora legato al mondo postimpressionista ha dedicato il suo lavoro a rappresentazioni quotidiane della sua Cadaqués. In seguito, legandosi al surrealismo e aiutato dalla lettura del pensiero freudiano, si è concentrato su sfere geografiche dell’anima e del sogno. In mostra nella stanza dell’immaginario è presente ad esempio il dipinto intitolato “Port Dogué de Cadaqués” (1918-1919, oilo su tela) e Le tre età (1940, olio su tela).
Nella stanza dei desideri, invece, la celeberrima opera “Mae west”, sarà in grado sia di concederci il lusso di entrare nell’interiorità di un ipotetico individuo, dove si custodiscono normalmente i desideri, i sogni, le passionalià. Sia di far parte di una vera e propria opera d’arte: uno schermo televisivo infatti, come fosse uno specchio, renderà evidente questo risultato. I paesaggi dell’assenza, guardano oltre, ci mostrano un altro Dalí che, inoltrandosi in deserti, in luoghi dove il silenzio regna, in spazi metafisicamente concreti, conduce i visitatori a oltrepassare il reale fino all’astrazione.
Fino al 30 gennaio
Palazzo Reale, Milano
Info: 0254913; www.mostradali.it