Il caos di Isa Genzken

Un’arte difficile da comprendere, per molti "simpatica" per altri “caotica” per altri ancora “drammatica”, quella di Isa Genzken (Bad Oldesloe, 1948), l’artista tedesca per la prima volta in un museo italiano al Museion di Bolzano, dove sono state riunite più di cinquanta opere provenienti dalle collezioni di tutta Europa.

Decana dell’arte plastica del dopoguerra, giunge alla sua massima visibilità nel 2007, quando rappresenta la Germania alla Biennale di Venezia. Un linguaggio mutante e mutevole, tanto geometrico quanto fluido. Eleganza e non curanza, dettagli casuali misti alla brillantezza dei colori, coronano in molte sculture il mistero della precarietà dell’equilibrio (gli "Ellipsoide"n 1978), le sculture di legno calcolate al computer, ma prodotte interamente a mano dall’artista, le "Fenster" (1990-92), le sculture in cemento, gesso e resina epossidica poste su piedistalli (1985–1988), i "world receiver" (1988-89) così come i "basic research" (1989-91) e i "more light research"). Come per gli strumenti musicali, un difficile arcano meccanico rende possibile la funzionalità degli elementi delle singole opere, dettagli di matrice minimale che esplodono in un concerto, talvolta un po’ kitsch.

Un linguaggio, quello della Genzken che si è saputo rinnovare, passando dal filo-design al dialogo con l’architettura, se ne coglierà la profondità nella serie "Soziale fassaden" (2002), allestita accanto alle colonne. Particolare attenzione, inoltre, viene dedicata alle ricerche materiche bidimensionali della fine degli anni Ottanta con le opere "basic research", così come alle ultimissime produzioni del 2009, in parte dedicate a Michael Jackson. Arte o cinematografia? Molte sculture costituite da piccoli oggetti, inscenano delle assurde quanto drammatiche storie metropolitane, imbevute della memoria della tragedia dell’11 settembre.

Fino al 16 gennaio
Museion, via Dante 6, Bolzano
Info: www.museion.it