Si apre nel deterioramento e nel dileguamento la stagione artistica alla Wannabee gallery, esibendo gli articolati lavori di otto professionisti imbrigliati tra i fili della vita e della morte: Fossili contemporanei. Si riflette sul tema dell’ipotetica fine del mondo moderno, della nostra civiltà industriale e tecnologica. Come, infatti, sono terminate le epoche antiche, tanto forti sotto il profilo del pensiero filosofico o sotto quello medico come nel caso dell’antica società egizia, anche la nostra è incline alla morte. Il quesito sul quale ci s’interroga si incentra sulle problematiche che si sono innescate nella nostra società: la paura della desertificazione, l’innalzamento delle maree, i tremendi diluvi e terremoti che si sono fatti strada in questi ultimi anni, per non parlare dei disastri agricoli provocati dall’uso di agenti chimici. Ognuno degli artisti in mostra presenterà il proprio punto di vista sul futuro, considerando le agghiaccianti verità del presente.
Agostino Arrivabene riproduce, con una trama fiabesca, la possibile tragica ripercussione sul pianeta dello scioglimento dei ghiacciai; Mario Branca ipotizza un processo di fossilizzazione per alcuni prodotti tecnologici. Si potranno osservare anche le opere di Federico Romero Bayter, Winkler Noah, di Guido Bretagna e di Jacopo Raugei. Claudio Monnini nei suoi dipinti immagina le disfunzioni ambientali del pianeta dovute alle catastrofi industriali, rendendo protagonisti anche animali, come un lupo e uno squalo. Monnini racconta: «Il pianeta è qualcosa di più sensibile di uno spazio da consumare: è un organismo di cui facciamo parte, di cui siamo la vita intelligente. Distruggerlo è come cavarsi gli occhi o tagliarsi una mano. L’umanità è come una famiglia troppo prolifica che continua ad abitare un monolocale; ora comincia a sentirsi che le pareti ci si sono avvicinate e che dobbiamo dormire in piedi».
L’artista continua dicendo: «Il lupo ha una storia di comunanza e rivalità antiche con l’uomo, è l’opportunista sociale da cui abbiamo imparato a cacciare, è il “survival” che ci somiglia di più, oltre al ratto. Forse il lupo sopravviverà anche all’uomo, perché ha dalla sua l’innata modestia del predatore prudente. Lo squalo in realtà è nato per un motivo diverso: è lo squalo comprato da Charles Saatchi, l’opera di Damien Hirst che dice di interrogarsi sull’idea impossibile della morte». Ilaria Margutti nel costruire la sua istallzione, una valigia contenente lettere poesie e racconti, ha avuto come fonte di ispirazione i testi di Jorge Luis Borges. Ilaria ricorda: «Il personaggio principale di Finzioni ha una memoria infinita di tutti gli eventi esistenti, è una specie di contenitore della memoria umana, dalla quale potenzialmente si potrebbe attingere ogni sapere passato».
Fino al 14 ottobre
Wannabee gallery
via Thaon di Revel Genova 3, Milano
Info: 0236518733; www.wannabee.it