Il mondo che non vedo più

Al museo di Roma in Trastevere arriva l’archeologia industriale, nella mostra di Fabiano Parisi sui luoghi abbandonati e degradati delle nostre metropoli. L’esposizione vuole essere un dialogo e un confronto tra le architetture della città di Roma e quelle delle altre città italiane ed europee. Il progetto in mostra Il mondo che non vedo attraverso le opere fotografiche dell’artista, punta l’obiettivo su un racconto per immagini di queste realtà, ponendo l’accento sull’estetica di queste strutture architettoniche private della presenza umana, tra geometrie purissime e prospettive frontali nelle quali viene esaltata la profondità e la sovrapposizione dei piani architettonici.

Il percorso della mostra, a cura di Chiara Canali, unisce una ventina di opere secondo due tipologie stilistiche: da un lato le fabbriche dismesse, emblema di una superata ideologia della produzione e del lavoro, dall’altro i luoghi di ritrovo sociale e di aggregazione collettiva ora abbandonati, come case aristocratiche, sale da ballo, chiese, cripte, teatrini, scuole. Nel lavoro fotografico di Parisi convivono entrambe le dimensioni della vita sociale e di quella economica, a testimoniare il tramonto complessivo di alcuni riti, usi, costumi e tradizioni di un’epoca, quella del Novecento. Fabbriche a conduzione familiare, ville nobiliari, cinema di quartiere, teatri di provincia, chiese storiche stanno lentamente scomparendo, lo stesso panorama dell’Italia del dopoguerra sta inevitabilmente cambiando per lasciare il posto ai cosiddetti non-luoghi, tanto conclamati da Marc Augè.

La fotografia di Parisi recupera informazioni del tempo passato e tramanda l’effige di un tessuto edilizio in via di abbattimento, di un edificio andato distrutto, o di un altro che va perdendo la propria originaria fisionomia a causa delle aggressioni del degrado atmosferico, con la consapevolezza di una malinconia, di una solitudine, di una frantumazione e di una mancanza a cui allude il titolo "Il mondo che non vedo", preso in prestito da una raccolta di poesie di Fernando Pessoa. L’ottica e il punto di vista di Parisi è quello di un nostalgico del XXI secolo che vuole riappropriarsi delle identità di luoghi antropologici ormai perduti.

Museo di Roma in Trastevere
piazza Sant’Egidio 1/b, Roma
Info: 060608