L'indomito Artias

L’indomito è un Philippe Artias vero, tormentato, tenace. Quello che emergeva a dispetto d’un’apparente fragilità e d’un carattere inizialmente poco determinato. Uno dei più prolifici e significativi artisti del Novecento, grande amico di Picasso («Vederlo vivere è stata la più grande lezione di pittura che io abbia avuto») e amante dell’Italia e dei suoi soggetti. Così, è l’Italia a dedicargli una vasta rassegna monografica, aperta dal 5 luglio ai magazzini del Sale di Cervia. Artias, l’indomito, è prima un combattente (decorato per il valore e il coraggio al termine della Seconda guerra mondiale dopo aver militato nelle fila della resistenza francese) e poi un artista di grande sensibilità: paesaggi e corpi scorrono febbrilmente nelle sue opere alla ricerca d’un ineffabile equilibrio tra colore e forma.

Apice di questo percorso è forse il lungo ciclo Geotema, col quale Artias combina in tutti i modi possibili le forme geometriche (a rappresentare la ragione) e i nudi corpi femminili (l’emozione).

La mostra si articola in due sezioni: quella di Cervia chiuderà il 29 agosto. Il 12 settembre sarà invece inaugurata la seconda, che presenterà all’Antico Convento di San Francesco a Bagnacavallo altri due importanti cicli pittorici di Artias, La famiglia reale di Carlo IV e La morte di Sardanapalo. Due importanti e affascinanti ambientazioni – quella di Cervia e quella di Bagnacavallo – per una retrospettiva che si pone in continuità con le precedenti dedicate a Warhol, Maccari, Moreni e Samorì.