Fra forme e colori

Joël Stein prima di essere un artista è un ricercatore, da sempre interessato al rapporto tra il funzionamento della visione e la percezione dei colori e delle forme che si intrecciano, si sfalsano e sono in movimento. Un’importante mostra dedicata a tutta la sua opera è ospitata dal Museo d’arte contemporanea di Acri che mette in luce le diverse fasi creative dell’artista più rappresentativo dell’arte cinetica.

Protagonista di una fase artistica intensamente vivace, Stein riflette nelle sue opere il fervore culturale parigino, attivo sin dal 1960 quando ha fondato il “Groupe Motus”, succeduto dal “Centre de recherche d’art visuel”, che diventerà poi il “Groupe de recherche d’art visual” (Grav), in cui l’artista sarà uno dei più incisivi teorici. Inizialmente attratto dalla pittura e dall’incisione, molto presto Stein andrà alla ricerca di altri metodi espressivi, utilizzando oggetti manipolabili, costruendo scatole luminose, calediscopi, fino a creare veri e propri effetti speciali di cinema per Henri-Georges Clouzot e l’Ente Radiotelevisivo Francese.

Poco incline a seguire i maestri, Stein attribuisce molta importanza al fattore visivo e spesso esprime questa sua tendenza attraverso l’utilizzo di laser, ma anche con la scultura o altre tecniche “tradizionali”. Ed è proprio il suo ecelettismo a renderlo uno spirito libero. La mostra ripercorre le fasi della sua carriera artistica ricca di “opere instabili”, dalle Pitture programmate su sitemi matematici ai labirinti alle Pitture in progressione cromatica fino alle Ambiguità di lettura. Le opere di Stein si rivolgono a uno spettatore in grado di intraprendere un rapporto dinamico con l’opera d’arte, quando cioè l’immagine è costruita in un rimando reciproco di stabilità, giocato tra l’occhio e la realtà visiva, tra il soggetto e gli oggetti, tra l’uomo e il mondo.

Fino al 26 settembre
Maca Museo arte contemporanea Acri
Piazza Falcone 1, Acri (Cs)
Info: 0984953309; www.museovigliaturo.it