Un oscuro scrutare

Una serie di opere che, al pari di un occhio scevro da qualsiasi dimensione terrena, fotografano istantanee tanto impossibili quanto reali, passando attraverso cabine di regia arrestate su di un unico fotogramma. Fino al 31 luglio Dora Diamanti arte contemporanea ospita Io sono l’occhio, personale di Stefania Fabrizi, «un’artista rivelatasi tra le più interessanti proposte della Quadriennale di Roma del 2008».

A parlare è la curatrice della mostra presso la galleria romana, Micol Di Veroli, che sottolinea come questa esposizione «segna un nuovo capitolo nell’ambito di un approccio creativo sempre più pervaso di simboli e richiami alla società contemporanea, pur mantenendo un’aura di mitologia permeata da una densa drammaticità». In Io sono l’occhio la Fabrizi si riallaccia alle angosce di un’esistenza costantemente sotto la lente delle telecamere dei reality show ed alla fantascienza schizofrenica del romanzo Un oscuro scrutare (1977) di Philip K. Dick. «La società attuale poggia la sua moralità su figure benigne ma allo stesso tempo risulta affascinata dagli atti criminosi. L’artista indaga i concetti filosofici di bene e male puntando sull’oggettivazione visiva di due elementi contrapposti alla base dell’esperienza umana», spiega la curatrice.

Contrasti che la Fabrizi inserisce all’interno di una superficie creativa oscura ed in costante movimento, dove la centralità delle forme ascrive ad ogni personaggio una valenza solida e luciferina. «Da parte dell’artista non vedo un significato morale o una tendenza a schierarsi – conclude la Di Veroli – piuttosto quello di proporre dei monitor materici attraverso i quali il pubblico può scrutare i suoi timori e le sua attese da una differente prospettiva».

Info: www.doradiamanti.it