Apre al pubblico domenica 20 giugno la mostra Jean-Auguste-Dominique Ingres/Ellsworth Kelly a villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma. A presentarla alla stampa, durante una visita guidata “privata”, il direttore e curatore Éric de Chassey, assente purtroppo l’artista statunitense. Nato vicino New York nel 1923, Kelly è stato uno dei principali esponenti dello “Hard edge” (bordo rigido), corrente artistica nata negli anni Cinquanta all’interno della matrice astratta comune a tutta la pittura americana successiva alla seconda guerra mondiale. Ma ha anche avuto rapporti privilegiati con la Francia «tali da averlo portato a confrontarsi con Ingres e a scegliere opere specifiche del francese», come afferma de Chassey.
L’idea cardine e lo scopo della retrospettiva è suscitare un’esperienza visiva e mentale nello spettatore che dovrà concentrarsi sulle singole opere senza la mediazione di didascalie ma con l’ausilio esclusivo della sua sensibilità. Spiega il direttore: «La scelta di non mettere riferimenti precisi sotto ogni dipinto e disegno, ma predisporre solo un pannello esplicativo all’inizio della mostra, risponde alla volontà di stimolare la riflessione: chi osserva deve percepire perché Kelly ha scelto quelle determinate opere di Ingres, e non altre, deve cogliere lui stesso le affinità mentali». La prima sala è l’unica in cui i due artisti convivono: l’olio su tela di Kelly “Blue curves” (2009) si specchia in due dipinti di Ingres, tra cui il ritratto di Jean Baptiste Desdéban – anche lui borsista a villa Medici (1810 c.ca), quello di madame Marie Marcotte de Sainte-Marie (1826) e due interessanti cartoni per le vetrate della cappella di Saint Ferdinand rappresentanti la Fede e la Carità (1842). «Non che l’opera di Ingres abbia avuto per Kelly funzione di stimolo – continua de Chassey, si tratta piuttosto dell’individuazione di una parentela».
Nessun confronto filologico, né paragoni faccia a faccia: Ingres e Kelly ci accolgono insieme ma poi danno vita a discorsi a sé stanti, in un allestimento che «consente di vedere le opere di un artista con lo sguardo pieno di quanto si è potuto osservare nell’altro, per poi tornare al primo». Per questo la seconda sala presenta solo lavori dello statunitense, al pari della galleria con lo scalone: qui la serie “Curves in relief” (2009) espone diverse versioni di ampi colori uniformi i cui contorni inferiori segnano curve appena percettibili. Giallo, viola, verde, rosso, blu, arancio sono i colori delle tele che vanno a giustapporsi ai supporti orizzontali dipinti di bianco su cui si appoggiano.
Ma la stesura pittorica non è uniforme, fa notare de Chassey: «A uno sguardo attento si percepiscono delle nuance, a dimostrare come ogni dipinto sia un incontro visivo singolare e come l’autore sia interessato alla pluralità di sensazioni che la stessa opera suscita a seconda dello spazio in cui si colloca, e della luce e l’ombra». A seguire, alcuni disegni di Kelly ritraggono sagome monumentali di piante, “esperienze” di linea e contorno dove concentrare l’attenzione sul rapporto positivo-negativo della forma. Dalla forma di Kelly a quella di Ingres del quale sono esposti, nel quarto ambiente, accademie, studi di corpi in movimento, ritratti attenti alla psicologia dei personaggi. Al termine del percorso, una sezione innovativa di ritratti di mano di Kelly: «Sono disegni privati che l’artista realizza solo quando ha instaurato un rapporto col modello, spiega in conclusione de Chassey, e costituiscono una sezione singolare.
Al pari dei dipinti anche per questi non si può parlare di un’evoluzione lineare, essendo ciascuno un’esperienza a sé stante». Così si conclude la retrospettiva, omaggio a Ingres, ex direttore dell’accademia di Francia, ma soprattutto a Kelly che, invece, in Italia non aveva mai messo piede prima di adesso, essendo la mostra di villa Medici la prima che gli viene dedicata nel nostro paese.
Fino al 26 settembre
Info: www.villamedici.it