Il mare nell’arte contemporanea, visto da artisti, fotografi e creativi. La galleria Forni di Bologna presenta la mostra “Mare nostrum”, il cui titolo deriva dal nome che i romani usavano per indicare il mar Mediterraneo. Suggestivo teatro di attività inscindibili dall’evoluzione umana, il mare da sempre è soggetto di opere d’arte e stimola la creatività. La Forni attraversa questo delicato rapporto tra l’uomo, l’arte e il mare, in uno spaccato di interpretazioni e rappresentazioni simboliche. L’unico filo conduttore della mostra è il soggetto stesso, presentato attraverso tecniche stili e movimenti artistici diversi, sia tradizionali, che d’avanguardia.
Si passa dall’iperrealismo di Luciano Ventrone alle tele informali di Loris Liberatori, dalla sobrietà cromatica dei paesaggi di Giorgio Tonelli ai metafisici orizzonti siciliani di Piero Guccione, fino ai paesaggi di Giovanni La Cognata, Giuseppe Colombo e Giovanni Iudice. Dino Boschi rappresenta con il suo realismo gli affollati lidi della costa adriatica, mentre i paesaggi surreali di Agostino Arrivabene si contrappongono alla pittura gestuale di Alessandro Papetti. Il rigore cromatico di Ana Kapor diviene rigore formale nelle tele di Massimiliano Zaffino e Giovanni Motta, l’evanescenza dell’acquarello è la protagonista raffinati lavori di Pier Paola Canè.
Tra le proposte straniere: l’americano Randall Morgan, l’iraniano Behi Shamiri, i francesi Philippe Garel, Jean-Michel Bacquet e Jean-Baptiste Secheret. La mostra include una sezione fotografica con i lavori di Luigi Tazzari e le opere dello sloveno Branko Cvetkovič. Contro il convenzionale modo di rappresentare il mare si schierano alcuni artisti che utilizzano il “non-colore” come forma espressiva, come Jean-Baptiste Huynh, che con un suggestivo bianco e nero sfida le tradizionali visioni della natura vista come un’intensa esplosione di colore. Infine non manca la scultura, con la “Tuffatrice “ di Giuseppe Bergomi, con il bronzo di Giuseppe Tirelli e con l’installazione di Mario Branca dedicata al profondo e sacrale silenzio degli abissi.