Rubens, una festa per l'anima

Nelle sale settecentesche di villa Olmo a Como si celebra, fino al 25 luglio, la grandezza di Pieter Paul Rubens ( Siegen, 1577-Anversa, 1640) con l’esposizione di ben 25 capolavori accompagnati da 40 opere di pittori fiamminghi del Seicento come Anton Van Dyck, allievo prediletto di Rubens, Jacob Jordaens, Gaspar De Crayer, Pieter Boel, Cornelis de Vos, Theodor Thulden. Quadri selezionati e importati da musei prestigiosi quali la Gemäldegalerie dell’accademia di Belle arti, il Liechtenstein museum e il Kunsthistorisches museum di Vienna. Il curatore della mostra, Sergio Gaddi, assessore alla cultura di Como, spiega il valore ancora vivo delle opere del maestro fiammingo considerando la sua abilità nel «fissare nel tempo l’infinita bellezza del mondo e nel riuscire a infondere la vita alle sue creazioni attraverso la luce e il colore. La sua pittura è una festa per l’anima e per gli occhi». Il barocco europeo è reso immortale dalla potenza scenica dei quadri rubensiani, vivaci ed esuberanti, tra l’iperrealismo e l’impressionismo, tra il favoloso e l’epico capaci di imprimere nei cuori la vivacità di uno spirito immortale.

La mostra è stata suddivisa in base sia alle opere che eccellono in bellezza sia ripensando ai temi trattati da Rubens nel corso della sua carriera pittorica. Si ricordano i soggetti sacri, i riferimenti alla storia e al mito. Come non soffermarsi sul dipinto “Le tre Grazie” (1620-1624), nel quale si esalta la bellezza femminile. Le donne disegnate e coperte solamente da veli rappresentano le tre dee greche delle stagioni; esse reggono un cesto di fiori con eleganza e complicità. Un altro quadro da contemplare per il suo incanto surreale è Borea rapisce Orizia (1615), che racconta la storia mitica del rapimento della ninfa Orizia da parte di Borea, l’alato personaggio dacantato da Ovidio nelle Metamorfosi, che personofica il vento del Nord. Più unica che rara è l’opera intitolata Il giudizio di Paride (1605-1608), poiché realizzata su tavola di rame. Il dipinto riassume in un’immagine l’agguerrita competizione tra le dee Giunone, Minerva e Venere per la qualifica d’onore di femmina più attraente dell’Olimpo, all’occhio di Paride: un gioco di colori creato da pennellate fluide dà origine a un’omogeneità armoniosa tra personaggi e paesaggio.

Fino al 25 luglio
villa Olmo, via Cantoni 1, Como.
Info: 031571979; www.grandimostrecomo.it.