La genetica delle forme

Al Pac fino al 31 marzo è prevista la mostra, prodotta dal comune di Milano e da Miart, intitolata Ibrido, la genetica delle forme d’arte, espressione, metafora alla moda della società globalizzata dell’epoca attuale: gli idiomi linguistici si sovrappongono gli uni agli altri, i gusti cambiato assaggiandone di nuovi, i quali si rinnovano a loro volta, per rimanere aperti alla fluidità dei mutamenti in corso. La frenetica vita metropolitana sembra essere il centro di questa unione multiculturale. Ibridi diventano anche i ruoli sociali, lavorativi, un collezionista oggi può tramutarsi in gallerista o in critico e viceversa. Scomponendo la parola Ibrido in sillabe si incontreranno altri significati, poiché in ogni parola sono racchiuse altre parole che insieme ci riconducono al termine iniziale. La lettera i può stare a significare, immagine, infinita vita, infinita arte, la b bellezza o bruttezza, la r ricerca o ragione, la seconda i, intelligenza, la d dono o domandarsi, la o organico o oscillare. Giocando con il linguaggio si rientra perfettamente nell’argomento della mostra, in quanto solo la comunicazione e la sovrapposizione di oggetti può inventare il futuro del presente che stiamo vivendo. Artisti storici, come Corrado Levi, Gianni Pettena, Getulio Alviani, Alessandro Mendini, Alberto Garutti hanno azionato l’ingranaggio di questa fase di rivoluzionismo o ibridazionismo artistico ed è per questa motivazione che ciascuno di loro ha creato l’ambientazione e il tema di una delle stanze del Padiglione, invitando altri artisti a collaborare nella realizzazione dell’intento.

Una delle sale era colma di fieno tra il quale spuntavano sculture di stile africano, dando un’immagine tribale dell’umanità, un’altra era dedicata al rock, alla musica contemporanea dato lo strumento appeso al muro tra specchiere gigantesche; quella accanto al giardino era frequentato da teste, create da Charles Avery, Jan Fabre. Giacinto Di Pietrantonio, uno dei curatori del’evento, afferma: «Questa mostra parla del “noi”, nel mondo globalizzato attraverso tutte le teste-sculture, raccolte, che ci guardano e si guardano, mostrando tutta la complessità dell’esistere. Sculture-teste che non sono allineate come nelle gallerie d’arte antica, schierate ai lati dei corridoi, quasi come in una parata militare, qui sono sparse come è sparsa la folla in una piazza».

Fino al 31 marzo
Pac, via Palestro 16, Milano.
Info: 0276020400; www.comune.milano.it/pac