Hopper illumina la capitale

«Edward Hopper è la luce». Non c’è sintesi migliore per descrivere la cifra pittorica dell’artista statunitense di quella fatta da Emmanuele Emanuele alla conferenza stampa di presentazione della mostra, affollata come da copione. Dal palazzo Reale di Milano ecco approdare alla fondazione Roma la retrospettiva dedicata al cantore della “mid class” americana, arricchita da nuovi dipinti. Nell’anno dell’anniversario di Michelangelo Merisi, un evento che celebra uno degli autori più vicini al genio caravaggiesco. La luce invade le tele di entrambi, in maniera diversa, con toni e intensità adeguati ai tempi e ai caratteri.

Per Hopper la luce è quella degli interni borghesi della sua America, soffusi e carichi di una sorta di malinconia mista a ineluttabile solitudine. Come Caravaggio, così fa notare Vittorio Sgarbi (quasi alla fine della conferenza, in arrivo, trafelato, da Salemi) «ha una presa diretta sulla realtà», o come suggerito dal curatore Carter Foster, «ne influenza la visione». E lo fa con un taglio cinematografico: quelle di Hopper sono inquadrature di scene di vita quotidiana. Donne in camera da letto, persone al bar o in locali pubblici, coppie sulla veranda a godersi il sole. Catturati in momenti “normali”, i personaggi mettono in scena la loro essenza più intima, il vissuto emblematico dell’uomo moderno.

Gli organizzatori hanno voluto dar conto della poetica di Hopper fin dall’allestimento, a dir poco ineccepibile. Nella prima sala è stato ricreato il bar del celebre dipinto “Night hawks” del 1942, mentre avanzando, ogni ambiente avvolge il visitatore con luci soffuse e pareti pastello, con quella atmosfera tipica che si scopre man mano in ogni dipinto. Tra gli altri, il celebre “Morning sun” è avvincente. Provenienti dal Whitney museum, il nucleo di opere in esposizione (dipinti, disegni, bozze e acquarelli) segue un ordine  tematico e  cronologico, ripercorrendo tutta la produzione di Hopper. Un percorso espositivo suggestivo, anche se rimane l’amaro in bocca: qualche opera in più forse avrebbe contribuito a  far conoscere meglio al pubblico uno dei grandi autori del Novecento.

Dal 16 febbraio al 13 giugno
Fondazione Roma
via del Corso 320, Roma
Info: 066786209
www.edwardhopper.it