L’illusionismo apparente di Jürgen Drescher (classe 1955, Karlsruhe, nella foto) è palpabile alla galleria Suzy Shammah, fino al 6 marzo: fibra in vetro che sembra una tenda, pezzi d’alluminio che trasfigurano sé stessi, dando l’immagine di essere lenzuola… sculture che appaiono tessuti di alta classe, dai colori caldi, anche se aristocratici. Per merito del suo uso singolare della tecnica di fusione, le opere risultano asciutte, svolazzanti, come foglie agili, come onde da percorrere con lo sguardo. È risaputo che il termine illusione deriva dal dizionario epicureo: essa aderisce al giudizio trascinato dal dato sensibile, come ad esempio quando si considera un bastone rotto all’interno di una dimensione acquosa.
Lo stesso Kant riprese la definizione e la fece sua, sostenendo che l’illusione non è che: «Quel gioco che rimane anche quando si sa che il presunto oggetto non è reale… A differenza dell’errore, l’illusione non viene meno anche quando è considerata come tale». Le sculture dell’artista tedesco in realtà sono state create utilizzando calchi, derivati da sagome in polistirolo di tendaggi e drappi leggeri. La sua prima esibizione in Italia, definita largamente empatica, fu nel 1998 nella quale però non erano presenti fonti colorate, ma solo materia. Oggi, pur introducendo varie pigmentazioni nelle sue opere d’arte, la materia sembra comunque primeggiare in valore.
Come afferma Drescher “«n’opera d’arte si distingue da un semplice oggetto perché essa è capace di portare il visitatore su un altro piano, di elevarlo nell’immediato, di fargli sentire il sublime; essa è in grado, per la sua potenza e suggestività, di far mutare improvvisamente il modo di pensare del soggetto che osserva il lavoro in esposizione». Giocando con la materia sin da bambino, l’artista ha già organizzato varie mostre personali come quella avvenuta a Praga nel ’95, alla galerie Nova Sin, o quella a Zurigo, alla Mai 36 gallery, nel 2009, e ha partecipato a molte collettive come la mostra a Berlino alla Art Berlin contemporary del 2008. All’inaugurazione erano presenti artisti come Enzo Cucchi, Alice Cattaneo, Natalie Du Pasquier, Sergio Calatroni e lo stesso Edoardo Testori, celebre critico d’arte.