«Andiamo avanti con questa via crucis». Tra battute e applausi la lunga giornata di festeggiamenti per il critico Achille Bonito Oliva e i suoi settant’anni (compiuti il 4 novembre con un brindisi da Camponeschi in piazza Farnese) sta per volgere al termine. Ieri nella meravigliosa cornice dell’oratorio del Gonfalone, nascosto in una traversa della celebre via del centro progettata dal Bramante, il critico più fantasioso ed eccentrico del nostro sistema artistico (nel 1973 fece impacchettare le mura di Porta Pinciana da Christo e per due volte posò nudo per la rivista Frigidaire) ha ricevuto una pesante targa effigiata con lo stemma di un leone. Gli Amici di Via Giulia e della Roma Rinascimentale hanno pensato a lui per la prima edizione dell’omonimo premio: «Io spero sia anche l’ultima così finalmente possiamo chiamare questa meravigliosa strada via Giulia Bonito Oliva», aggiunge sornione il professore di storia dell’arte contemporanea alla facoltà di Architettura della Sapienza.
È la seconda onoreficenza che il critico campano riceve in poche ore, la prima gli è stata consegnata direttamente dalle mani dell’assessore alla cultura Umberto Croppi, nella gremita sala Pietro da Cortona ai musei Capitolini. Per festeggiare questo bizzarro intellettuale, nato in provincia di Salerno ma residente a Roma dal 1968, gli abitanti e i negozianti di via Giulia hanno trasformato per qualche ora una delle più suggestive e conosciute strade del centro in un palcoscenico d’eccezione, illuminato da fiaccole e segnato dall’apertura straordinaria di molti gioielli architettonici nascosti nei cortili della via che una volta era considerata il salotto buono della città: palazzo Falconieri (sede dell’accademia di Ungheria), la sala del Mappamondo e il ninfeo di palazzo Sacchetti, l’arciconfraternita di Santa Caterina da Siena e quella di Santo Spirito dei Napoletani, la basilica di San Giovanni dei Fiorentini. «Nonostante l’anagrafe – conclude il critico – mi sento ancora un bambino perché proprio l’immaturità produce una curiosità costante nella vita e nell’arte».
Mentre la piccola orchestra d’archi guadagna il palco protetto dall’abside cinquecentesco nell’oratorio, dove per tradizione si fa musica da più di quattro secoli, Bonito Oliva con l’immancabile sigaro in bocca saluta e ringrazia l’assessore Croppi: «Mi sento un cittadino romano grazie a quello che l’assessore sta facendo per Roma. La città sta riconquistando il suo ruolo moltiplicando i luoghi per la cultura». Segue buffet, perché per avere la testa che funziona bisogna avere la pancia piena.