Intervista con Marie Lelouche

Un mese di artisti. Ogni settimana, dal 1 agosto al 5 settembre, tre interviste per presentarvi alcuni protagonisti della scena nazionale e internazionale. Buona lettura.

Nel suo lavoro, l’artista francese Marie Lelouche richiede spazio e volume. Da sempre attenta all’evoluzione delle forme nel loro contesto socio-culturale, ha partecipato a diversi progetti in Francia, Italia e Corea del Sud e sviluppato programmi comunitari in Amazzonia e Siberia, collaborando con scienziati, artigiani e ingegneri. Il concetto di spostamento, sia nei suoi viaggi che all’interno del suo processo creativo, rimane un aspetto fondamentale e rilevante delle sue analisi, specie in questo momento storico del suo percorso artistico che ritiene particolarmente rappresentativo: «In poche parole – dice Lelouche – sto raccogliendo, grazie a uno strumento di memorizzazione tridimensionale, un gran numero di porzioni di spazio, di volume. Sono catalogazioni virtuali che mi permetteranno di comporre successivamente delle sculture, provenienti da luoghi geograficamente, diversi che conterranno qualcosa del sito di origine: una luce, un’identità territoriale e una quantità di fuori-campo che desideri sviluppare. Si tratta di realtà ipotetiche, le cui relazioni possono continuamente essere messe in discussione. La raccolta di immagini, in questo modo, la concepisco come una biblioteca fatta di materie prime mobili che mi fa pensare le mie sculture come estremamente temporanee e legate a un luogo specifico». La non corporeità degli oggetti, l’assenza di tattilità della scultura aumenta la capacità degli altri sensi, dove l’aspetto tangibile, fisico, entra in contatto con il pensiero e l’irreale, senza allontanarsi dalla concreta creazione terrena dell’opera, la sublima in qualcosa di immateriale e decisamente più spirituale. «La registrazione mi permette una grande flessibilità. La materia, sempre a portata di mano, può trovare forma in ogni luogo, offrendomi la possibilità, come farebbe un compositore musicale, di chiedere a un interprete di lavorare con me. La mia indagine tende a nuove materialità della scultura e questo lavoro si può allargare anche a un contesto più ampio. La “mediatizzazione” delle forme e degli spazi condizionano la nostra percezione e le nostre modalità di comprensione dei volumi. Per quanto mi riguarda cerco di modificare la nozione di scultura come hanno fatto gli artisti negli anni ’60 – ’70». Uno studio, quello di Lelouche, che cresce nel tempo, abbracciando di conseguenza diverse tecniche, talvolta inusuali e innovative: «Dico spesso – continua l’artista – che mi interesso all’evoluzione delle forme, a quello che conserviamo, a quello che resta e a quello che cambia. Il mio lavoro si orienta in questa direzione. La scelta degli strumenti che utilizzo, delle materie, delle persone con le quali lavoro o ancora i luoghi nei quali mi iscrivo, sono comunque delle possibilità di rinnovamento. Ogni nuova opera è l’occasione di modificare le mie abitudini di creazione; la forma dell’opera ne è la conseguenza diretta. Così, quando finisco un lavoro, osservo e immagino ciò che potrei fare per evolvere, affinché l’opera successiva offra una nuova esperienza». Tra i periodi più decisivi di un artista incontriamo il momento effettivo della ricerca, della scoperta di se stessi e di come, sotto forma di arte, si decida di rappresentare la visone della vita con altre vesti.

A entrare in gioco sono perciò numerosi fattori che spesso incanalano lo studio in una linea programmata che poco lascia al caso o alle sensazioni influenzandone le decisioni finali. «Come molti artisti, sono attenta a tutto ciò che accade durante il processo di creazione: bisogna saper rispondere a quello che ci dicono le forme, i materiali e i luoghi. Parto da un’idea, ma spero sempre che succederà qualche cosa che mi porterà più lontano. La materialità sorpassa sempre quello che posso prevedere e immaginare». Delle volte, arriva a toccare temi anche estremamente attuali: «Non credo che il mondo dell’arte possa agire direttamente su questioni determinanti delle nostre società contemporanee, ma in compenso credo che la creazione debba riprendere un posto importante al loro interno. Quello che chiamiamo innovazione, è l’incontro della creazione con alcuni settori di attività specializzate. Bisogna quindi attribuire un posto più importante agli artisti perché ripensino sistemi che sono diventati completamente obsoleti. La creazione non è distaccata dalla realtà nella quale si inscrive. Permette, al contrario, una volta ancorata su un terreno di ricerca, di aprire nuove prospettive».

BIO

1984
Nasce l’8 novembre a Saint Junien nella regione di Limousin, Francia

2008
Frequenta un master di Belle arti a Parigi

2010
Partecipa al programma di residenza del Goyang National, Sud Corea, dove ha sviluppato idee su cui sta ancora lavorando

2013
Nella residenza a Astérides, Marsiglia realizza le Instant sculpture, alcune delle quali sono esposte Lam, museo di arte moderna, contemporanea e art brut di Lille, Francia

2015
Presenta I am walking in, personale alla galleria Alberta Pane, Parigi

Info: www.marielolouche.com

Progetti
Marie Lelouche si dedica da anni allo studio di tecniche artistiche alternative dove la scultura rimane sempre la protagonista del suo lavoro. Il luogo diventa non luogo e lo spazio una dimensione del tutto rielaborata e reinventata. Attualmente sta lavorando a un nuovo progetto che rappresenta il punto di partenza di una serie di focus dedicati ad una visone ex-grege della materia per mezzo della quale ogni location è capace di generare una scultura. Un’arte innovativa in grado di adattarsi plasmando, a sua volta, l’ambiente che la ospita. Le sue opere saranno esposte in anteprima al Fresnoy, studio delle arti contemporanee, Tourcoing, Francia, in occasione della mostra Panorama nell’ottobre del 2017.