L’eros sfacciato di Capel

La giovane fotografa catalana Montse Capel suscita reazioni controverse per l’approccio sfacciato all’obiettivo. Nel suo rapporto con la macchina fotografica, schietto e senza compromessi, Montse è regina del suo eros e la sensualità è un gioco intimo in bianco e nero.

Chi è Montse Capel?
«A volte penso che la ia vita sia venuta fuori da un racconto. Sono di Figueres la città del Surrealismo e tra poco meno di un mese avrò 25 anni. La mia passione è la fotografia ma sono totalmente autodidatta, lavoro dal lunedì al sabato in un settore diverso da quello creativo. Mi sforzo di imparare sempre e di fare quello che mi piace, sento che ho una doppia vita perché appena ho finito di lavorare mi metto davanti all’obiettivo».

A quali fotografe guardi con maggior interesse?
«Potrei nominartene molte, Sally Mann, Vivian Maier, adoro Ellen Von Unwerth!»

Quali sono i tuoi modelli artistici femminili?
«Un mix di personaggi: un po’ dell’eleganza di Bettina Graziani, la poesia di Patti Smtih, le mille facce di Cindy Sherman».

A cosa stai lavorando in questo periodo?
«In questo momento sono impegnata in una piccola collaborazione con un marchio di bigiotteria catalana che si chiama Selectte e sto iniziando a lavorare ad un progetto, sempre sull’autoritratto ma con la figura maschile».

Da dove viene lo pseudonimo Moon?
Moon è un gioco di parole nato dall’abbreviazione del mio vero nome».

Che ne pensi del calendario Pirelli e del nuovo modello di femminilità che propone? Anche Playboy smetterà di pubblicare immagini erotiche continuando a mostrare immagini di donne in pose provocatorie ma non di nudo integrale. Questo cambiamento condizionerà anche la tua fotografia?
«Mi piacciono molto, sono semplici e potenti, sostengo molto l’idea di esplorare la sensualità femminile in maniera sottile e credo che Annie Leibowitz l’abbia fatto in maniera eccelsa, mi ricordano il bianco e nero di Irving Penn e mi piace il modello di femminilità che suggerisce, che risulta molto più convenzionale, i personaggi appaiono meno idolatrati e più vicini alla gente comune. Non credo che il mondo della fotografia cambierà dopo questa scelta, credo invece che sia un richiamo all’attenzione e un nuovo inizio per la seduzione in fotografia. È un peccato che qualcuno smetta di fare perché a qualcun altro non piace, ciascuno ha la libertà di fare quello che crede. Io non smetterò mai di fare qualcosa perché non è di moda, resto fedele alle mie idee e ho fiducia nelle mie scelte, forse potrei sbagliarmi, ma sarà stato comunque un percorso in cui avrò imparato qualcosa».

Giochi con la macchina fotografica, hai una relazione sfacciata con questo strumento che ha portato qualcuno a segnalare più volte le tue immagini. Ma davvero l’erotismo di una donna fa ancora così paura?
«Non credo che paura sia la parola giusta, di sicuro è molto pesante il fatto che ad oggi esistano ancora persone così ignoranti, ipocrite e codarde davanti all’immagine del corpo nudo di una donna. Rispetto il fatto che ci siano persone a cui non piace affatto, ma è illogico dover pagare le insicurezze di qualcun altro. Le numerosissime denunce che ho ricevuto sui social hanno provocato la perdita del mio account, problemi agli accessi da parte di altre persone, il ritiro delle foto: è qualcosa di incontrollabile, ma non sarà certo un motivo che mi convincerà a smettere di fare ciò che mi piace».

Da chi ti piacerebbe essere fotografata?
«Da Patrick Demarchelier, Peter Lindbergh, Alberto García Alix. Magari!»

 

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