Portrait Fashion Factory

Tre ore per trasformare il Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia in una vera fucina creativa. Questo è quanto successo ieri con la performance Portrait Fashion Factory di Daniel González a cura di Valentina Ciarallo all’interno di Spirito Due, il programma espositivo che mette a confronto gli artisti più significativi nel panorama creativo nazionale e internazionale. C’mon! Vieni con gli abiti che non indossi più! è l’invito che l’artista argentino rivolge al pubblico che diventa, insieme alle modelle, protagonista del red carpet e di un look book fotografico dell’esperienza. Dopo una breve intervista personale su tendenze e gusti del partecipante, González realizza un nuovo capo, mixando abiti, giacche, t-shirt, oggetti, tessuti e accessori. Il tutto enfatizzato dal trucco realizzato ad hoc da MAC e dalle piccole sculture di bigodini nelle acconciature. Un lavoro che agisce sulla relazione tra individuo, identità e capo d’abbigliamento come declinazione esteriore della propria personalità. Collezioni ritratto, quindi, sulle quali González lavora dal 2004 con il D.G. Clothes project, proseguendo le sue origini come fashion stylist iniziate negli anni ’80 con il brand Pisquit Sunwear, dove produceva capi a tiratura limitata e numerati durante la dittatura militare in Argentina. Portrait Fashion Factory è un progetto di arte applicata alla moda, spiega Ciarallo. «Se nella moda l’errore non può esistere, qui l’errore diventa la trasformazione, il percorso artistico di Daniel. L’errore è tutto ciò che viene cucito male, un’aggiunta fatta non benissimo che determina poi l’unicità del capo, creando un’opera d’arte, pezzo unico e inimitabile, in contrasto con il concetto di serialità. Tutti i suoi modelli dalle scarpe alle borse si chiamano “scarpe scultura” “borse scultura” “capi scultura”: vere sculture in movimento».

Le forme si ispirano ad oggetti di uso quotidiano, come nel caso delle pochette, una tazzina da caffè, uno scudo, i mitici quadri con il “taglio” di Fontana o i guanti da box, fino alle cravatte del tutto fuori misura. Sproporzioni formali che rispondono ai mille desideri della donna costretta a lottare per affermare la propria femminilità indossando gli abiti/armi da combattimento. Con questa anteprima della Cut-Up Collection, le immagini bidimensionali delle riviste prendono vita, la pagina di giornale viene scontornata come se fosse una figurina, quindi decontestualizzata, e ricomposta nella tridimensionalità del tessuto indossato. Per González si tratta di un’operazione legata alla storia della pittura: richiamo alle sospensione delle figure nei dipinti di Beato Angelico o in quelli di Piero Della Francesca dove il limite tra figura piatta e tridimensionale si sposta continuamente. Per chi vuole soddisfare la propria curiosità, la galleria Valentina Bonomo presenterà nella personale Super Reality (19 maggio – 18 settembre) alcune sculture indossabili realizzate durante la performance insieme agli ultimi lavori dell’artista – dai Banner Paintings in pailettes cucite a mano alle architetture effimere dei Mylar Works – carichi di energia, ironia e senso di libertà. Info: www.daniel-gonzalez.com

 

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